Gli ebrei in Umbria: una storia lunga e complessa
È una storia lunga e complessa, in alcuni momenti travagliata quella della presenza ebraica in Umbria e che è databile dal 1200 in poi. Una storia che ha visto gli ebrei legarsi indissolubilmente a questa splendida regione e prendere spesso i cognomi dei luoghi dove vissero per secoli, in un rapporto simbiotico con i suoi i borghi incantati e che li ha visti insediarsi principalmente a Perugia, Foli- gno, Orvieto, Trevi, Assisi e Nocera Umbra ma anche in altre città e centri come Spello, Bevagna e Gualdo Tadino. Si trattava principalmente di famiglie di commercianti provenienti da Roma o dal Viterbese, arrivate per esercitare la professione che spesso, a causa delle restrizioni imposte, diventava attività creditizia e che altrettanto erano oggetto di prediche poco benevole. Tutto questo nonostante molti ebrei si prodigassero in professioni utili a livello sociale, quando permesse. Molti erano medici (qualcuno addirittura curava i Pontefici di Roma), farmacisti o librai. “Il punto di svolta della storia ha una data precisa, il 26 febbraio 1569 quando, con la bolla ‘Hebraeorum Gens’, papa Pio V cancellò la presenza ebraica dall’Umbria – racconta il professor Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento Beni e attività culturali della Comunità Ebraica di Roma – ed a causa di essa gli ebrei dello Stato pontificio furono costretti a risiedere solo nei ghetti di Roma e Ancona”. Furono 300 anni vissuti intensamente dalla popolazione ebraica in terra umbra. Basti pensare che a Foligno erano proprio gli ebrei a finanziare la Giostra della Quintana attraverso le tasse inique imposte loro dagli amministratori locali. Gli ebrei erano quindi ricercati nel momento del bisogno ed allo stesso tempo contrastati e disprezzati con provvedimenti che ne minavano il quieto vivere. “In genere gli ebrei erano chiamati a sostenere l’economia locale, in qualità di banchieri e mercanti e veniva consentito loro di avere una sinagoga e la possibilità di macellare gli animali secondo il rito ebraico. A seguito dei banchieri e dei mercanti venivano anche rabbini, medici e famiglie in cerca di un luogo che li potesse accogliere grazie al sistema dei permessi chiamato ‘condotte’ – ricorda il professor Procaccia – ed il motivo per il quale le autorità locali si servivano delle competenze e delle risorse degli ebrei e non di quelle dei cristiani va individuato nel fatto che i primi erano facilmente gestibili perché erano privi dei diritti e della forza politica dei secondi e così potevano essere facilmente cacciati e i loro beni confiscati, cosa che acca- de in alcune circostanze”. “Tuttavia – sottolinea Procaccia – sia pure a fasi alterne gli ebrei dell’Umbria così come in altri luoghi dello Stato pontificio non ebbero gravi restrizioni come invece accadde nella seconda metà del ‘500, l’inizio dell’età dei ghetti. E infatti alla fine del XV secolo molti ebrei sefarditi, gli ebrei provenienti dalla Spagna, si trasferiro- no nello Stato ecclesiastico e dunque anche in Umbria dove poterono risiedere senza grandi problemi fino all’insediamento di Paolo IV nel 1555”. “Con le espulsioni del tardo XVI secolo – prosegue Procaccia – molti ebrei umbri si stabilirono a Roma in un periodo storico in cui si formarono i cognomi ebrei. Ecco spiegata la presenza delle famiglie con cognomi di città umbre come Perugia e Orvieto“. “Oggi – conclude Procaccia – si stanno riscoprendo le antiche Giudecche come nel caso di Perugia con il quartiere dell’Arco Etrusco dove sorgeva una sinagoga oppure a Spoleto rimane nella toponomastica via San Gregorio della Sinagoga in cui vi è un edificio con caratteri simili ad un’antica sinagoga”… (Continua…)
Di RUBEN DELLA ROCCA
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