Bastioli a Foligno: “Rilanciare i siti de-industrializzati”
Intervistata dalla Gazzetta in occasione del convegno del Rotary club cittadino su transizione ecologica ed economia circolare, l’ad di Novamont ha rivolto un invito a utilizzare quello che già c’è e a “non lasciarlo in mano agli speculatori”. Critica sulla raccolta dei rifiuti: “inaccettabile non fare bene la differenziata”
Catia Bastioli (in foto), chimica e dirigente italiana, che a partire dall’invenzione delle bioplastiche Mater-Bi ha rivoluzionato il mondo della chimica “green” è tornata nella sua Foligno. L’amministratore delegato di Novamont ed ex presidente di Terna lo ha fatto in occasione di un convegno organizzato a palazzo Trinci dal Rotary Club cittadino su “Transizione ecologica, multi crisi e potenziale dell’economia circolare”. Oltre due ore dense di dati – a tratti disarmanti – sulla condizione del nostro pianeta, ma anche di soluzioni innovative messe in campo da Novamont. Nel mezzo, la mancanza di un coordinamento nazionale ed europeo per le politiche bioeconomiche, in un mondo dove si consente “l’uso smodato delle risorse da parte di pochi”. “Non mi piace fare incontri pubblici, non ne faccio più da molto tempo” ha detto Bastioli ai suoi concittadini, motivando con chiarezza la forte disillusione nei confronti delle istituzioni che non riconoscono, anzi sfavoriscono, il settore della bioeconomia circolare.
LE CRITICITÀ DI UN MODELLO SBAGLIATO
Innanzitutto i dati: Bastioli ha mostrato alla platea un grafico tratto da un articolo della rivista “Nature” che rappresenta la crescita della massa di oggetti prodotti dall’uomo. Massa che nel 2020 ha superato quella di oggetti prodotti dalla natura e che pure nel 2021 lo ha fatto ampiamente. “Eppure questa massa nel 1960 era il 10%, a inizio ‘900 era il 3%: siamo invasivi. E siamo in un periodo critico per l’accelerazione dei fenomeni e l’accelerazione di crescita d’impatto”. “Questo – ha chiarito Bastioli – è anche al centro del tema geopolitico mondiale: la mancanza di materie prime ed energia genera squilibri. Adesso la globalizzazione va verso la direzione opposta alla condivisione, con l’accaparramento dei materiali”. “La guerra in Ucraina è una ferita importante, perché invece di creare le condizioni di collaborazione per cambiare passo e per avere una vera transizione, dall’ego all’eco, sta facendo esattamente l’opposto; la guerra è distruzione di un modello di collaborazione”.
POCHI CHE DECIDONO PER MOLTI
Occorre dunque mettere dei limiti all’uso delle risorse “ma non allo sviluppo”. In che modo? “Abbiamo sempre ragionato con una logica lineare e invece ci troviamo in una logica di multiscala, con grandi manager le cui decisioni producono impatti notevoli sul pianeta e che sono terribilmente ignoranti rispetto alla comprensione di fenomeni naturali”. Decisori che “dovrebbero andare a scuola di ecologia, perché hanno un potere enorme”. Di fatto “le interazioni sono talmente tante che sono difficili da prevedere” dice Bastioli, che aggiunge: “C’è anche il tema del sistema politico rispetto all’industria, con l’esistenza di poteri sovranazionali. Immaginate una multinazionale senza radici che governa il mondo su poche variabili e la potenza di Stato o Regioni rispetto a questa dimensione”.
Uno scenario tanto inquietante quanto reale. “Ciò ostacola la transizione e anche nel nostro piccolo facciamo resistenza ai cambiamenti”. Circa le fonti rinnovabili di energia Bastioli afferma: “Tutti spingono su questo ma se non cambiamo modello servirà a poco. Avremo sempre bisogno di aumentare la massa del prodotto dall’uomo: più pannelli, più eolico…serve invece un modello non lineare ma circolare; serve fare di più con meno”. La scienziata parla della necessità di “nuovi sviluppi e prodotti come catalizzatori di modello, progetti interdisciplinari che mettano insieme la realtà complessa di una comunità intorno alle grandi sfide dei territori. Sfide fondamentali per grandi progetti di cambiamento, altrimenti saremo semplici fruitori di prodotti nati da scelte “che passano sopra le nostre teste, che distruggono la qualità dei territori i quali ne usufruiscono soltanto e non costruiscono il proprio destino”… (Continua…)
Di FEDERICA MENGHINELLA
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