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Numeri che preoccupano

In otto mesi sono 52 le donne che hanno chiesto aiuto al centro antiviolenza di Foligno. Con la psicoterapeuta Daria Capponi analizziamo gli aspetti più subdoli delle vessazioni, quelli legati alla sfera psicologica

Sono 52 le donne che dal primo gennaio al 31 agosto 2022 sono state accolte dalle operatrici del Centro antiviolenza non residenziale di Foligno gestito dall’associazione “Liberamente Donna”, per una media di oltre sei donne al mese. Mentre sale a 256 il dato relativo ai colloqui che si sono tenuti nella sede di via dei Molini. Numeri che per l’assessore comunale alle Pari opportunità, Paola De Bonis, devono far riflettere. “Da una parte – commenta – notiamo una maggiore apertura e fiducia da parte delle vittime che decidono di interrompere la catena delle violenze e chiedere aiuto. Dall’altro, però, siamo di fronte a dati che preoccupano”. Dati di cui si è parlato anche in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Venerdì 25 novembre, alle 10.30, l’auditorium San Domenico ha ospitato un incontro dedicato alle scuole secondarie di secondo grado cittadine. E proprio perché non si spengano mai i riflettori su un tema di così stingente attualità, in questo numero della Gazzetta abbiamo voluto intervistare la psicoterapeuta Daria Capponi, per analizzare quegli aspetti più subdoli e spesso meno evidenti della violenza, quelli cioè legati alla sfera psicologica. 
Dottoressa Capponi, iniziamo spiegando cos’è la violenza psicologica… “È qualsiasi comportamento volto a mettere l’altra persona in una situazione di sudditanza. Occasionalmente può capitare a tutti di averne, ma le cose cambiano nel momento in cui si tenta di isolare l’altra persona da figure affettivamente significative, quando si prova ad ostacolarne o sminuirne gli obiettivi personali, a svalutarne in maniera continuativa aspetti di tipo fisico, culturale, legati al ruolo sociale o anche alla personalità. Se c’è questa tendenza, c’è una volontà di dominare l’altra persona, di controllarla e non volerla far crescere. In questo caso si tratta di abusi, perché si tende a voler limitare la libertà dell’altro. L’abuso può anche essere economico, perché magari si vieta all’altra persona l’accesso alle risorse, non la si informa su eventuali spese o sulla disponibilità economica. Così facendo viene tenuta all’oscuro di tutto e quindi privata del potere decisionale”…
Di MARIA TRIPEPI

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