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Lavoratori “poveri” e giovani: l’identikit dell’indigenza

La “barriera della vergogna” è stata abbattuta. Anche chi, fino a poco tempo fa, anteponeva l’orgoglio alla possibilità di chiedere aiuto per superare un momento economicamente difficile, ora si rivolge ai Centri d’ascolto delle Caritas umbre. I numeri del IV rapporto sulla povertà in Umbria, presentato negli scorsi giorni alla presenza di monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia e delegato Ceu per il servizio alla carità

Un lavoro non mette più in salvo dal rischio povertà. È uno dei dati più preoccupanti che emerge dall’ultimo rapporto Caritas sul fronte dell’indigenza in Umbria. Il IV report curato dalle 8 realtà caritative diocesane regionali dal titolo “Un Padre alla ricerca dei figli” fa suonare però un altro campanello d’allarme. Si tratta di quello legato ai giovani e alla loro condizione di povertà, troppo spesso “ereditata” dalla propria famiglia e che rischia di protrarsi nel corso della vita, senza possibilità di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali. “Servono un’adeguata istruzione e occupazione”: non ha dubbi monsignor Francesco Soddu, vescovo di Terni-Narni-Amelia, delegato della Conferenza episcopale umbra per il servizio alla carità. I dati sulla povertà in Umbria negli ultimi anni si sono aggravati anche per colpa del Covid-19 e della guerra in Ucraina, con rincari e nuove difficoltà. I dati raccolti nei Centri di ascolto Caritas delle 8 diocesi mostrano una povertà di natura sempre più strutturale. Resta elevata la quota delle famiglie in stato di povertà assoluta. In crescita anche la povertà relativa, passata dall’8% del 2020 al 9,5% del 2021. Sempre più i “lavoratori poveri”, ovvero coloro che, nonostante un’occupazione, non riescono ad arrivare a fine mese a causa di un lavoro non adeguatamente retribuito. Ma non mancano nemmeno i pensionati.

“Ciò che è più rilevante in questo nostro rapporto – ha dichiarato il vescovo Soddu in occasione della presentazione del documento – è la povertà dei giovani, con il pericolo che sia un vivaio di ulteriore nuova povertà generate dall’indifferenza. E ed è già un fatto acclarato che in Italia ci siano più di 1 milione e 400mila minori poveri. Bisogna mettere in atto quelle che sono le strategie emergenziali, ma che sono alla portata di tutti”. Monsignor Soddu ha ricordato come la Caritas “ha nelle persone la propria ricchezza, ma non ha i mezzi per risolvere tutte le cose”. È per questo che risulta fondamentale fare fronte comune, come evidenziato dal professor Pierluigi Grasselli, economista e coordinatore dell’Osservatorio diocesano delle povertà ed inclusione sociale di Perugia. “Cittadini e società civile devono sostenere la Caritas – ha precisato il professor Grasselli -… (Continua…)

Di FABIO LUCCIOLI

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