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Un brutto segnale

Anche quest’anno la storia si ripete. E non è una bella storia. La Biblioteca Comunale Dante Alighieri chiuderà al pubblico dall’1 al 21 agosto. Non è neppure una questione da collegare al colore dell’amministrazione politica, perché anche con le amministrazioni precedenti succedeva la stessa cosa. Le motivazioni addotte sono sempre uguali: controllo dell’inventario, sistemazione dell’inevaso, ore ridotte per il personale. Se uno guarda attentamente a tali spiegazioni, trova che viene fatto riferimento solo alle necessità di chi fornisce il servizio e non ai bisogni di coloro che del servizio sono gli utenti. I quali, nella biblioteca folignate, non cercano solo libri o enciclopedie, ma spessissimo riviste e giornali, vista la sua dotazione da emeroteca. Se si volgesse lo sguardo a questi ultimi, insomma, emergerebbero urgenze diverse. Specie quest’anno, in cui la crisi economica e la calura costringono tantissimi folignati a restare in città, un luogo e un servizio come quello della Dante Alighieri forniscono risposte stimolanti a molteplici curiosità e rappresentano spazi-rifugio alternativi alle (talvolta) strette mura domestiche, al bar (dove c’è il problema della consumazione) e alla piazza assolata.
A tale osservazione sono state contrapposte in maniera più o meno esplicita, sia ieri che oggi, le medesime obiezioni: in agosto non chiudono anche moltissime fabbriche e quasi tutti gli uffici dei professionisti? Si dovrebbe in alternativa vietare l’accesso della biblioteca a primavera, quando gli studenti preparano gli esami, o in altri mesi ugualmente funzionali alla frequentazione dei giovani e dei meno giovani?

Ma questa obiezione è del tutto reversibile: in agosto chiudono forse i supermercati alimentari e gli ospedali, o smettono di lavorare i ferrovieri e i giornalisti dei quotidiani e delle redazioni radiotelevisive? La chiave per una valutazione equilibrata del problema sta nella risposta alla domanda “quanto conta per una comunità la disponibilità gratuita di libri e di documenti e testi da leggere o da fruire in qualsiasi modo?”. C’è qui da chiedersi: basta che siano garantiti il nutrimento e la cura del corpo con i supermercati e gli ospedali? È sufficiente assicurare il trasporto pubblico per la mobilità delle persone? Il nutrimento della mente, possibilmente ampio e vario, è da riservare solo a chi se lo può permettere privatamente?

Di ROBERTO SEGATORI

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