Centro studi, verso il rientro della Regione
Dai segnali di ritorno di Palazzo Donini fra i soci alla centralità dell’Università e della ricerca, fino al possibile coinvolgimento della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno: l’ente mira a più del raddoppio degli studenti.
“Sia chiara innanzitutto una cosa: se vogliamo che a Foligno resti l’Università è necessario che rimanga il Centro studi, garanzia della persistenza dell’ateneo in città. Se quest’ultimo cessasse di esistere, allora alla lunga litania su ciò che ha perso la città si aggiungerebbe anche questa realtà. Dobbiamo evitarlo e la bella notizia è che siamo in tempo”. Così il presidente Daniele Mantucci su un tema, quello della gestione del Centro studi “Città di Foligno”, politicamente di fuoco.
UN CASO POLITICO
Delle scorse settimane l’annuncio da parte del consigliere regionale Pd, Tommaso Bori, di un’interrogazione, rivolta alla presidente Tesei e alla sua squadra per “conoscere quali ragioni e quali valutazioni siano state condotte, in maniera esclusiva e difforme rispetto alla valutazione degli uffici, dalla Giunta regionale, per assumere la decisione di recedere dal rapporto di partecipazione nel Centro studi”. Un centro “nato nel 1999 per gestire l’amministrazione e la logistica del polo universitario di Foligno e diventato un’Agenzia formativa, punto di riferimento del territorio”.
REGIONE PRONTA A TORNARE
In attesa della risposta al quesito il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini, spiega di aver parlato con la presidente Tesei affinché la Regione ritorni nella compagine; da parte della governatrice l’assunzione di impegno per rivalutare la decisione. Un impegno confermato anche dal presidente Mantucci che sul punto spiega: “La Regione è uscita prima che diventassi presidente e da mesi stiamo lavorando perché possa tornare. Il suo peso, oltre ad essere simbolico, è anche politico e finanziario. Non conosco le ragioni dell’uscita ma ho parlato con il dirigente Luigi Rossetti ricevendo rassicurazioni che spero si concretizzeranno a brevissimo. I segnali sono positivi non solo per la permanenza del Centro studi, ma anche per il suo rilancio. Se la città vuole, è adesso che si deve impegnare per conservare e valorizzare l’Università. Farlo troppo tardi sarebbe inutile”.
NUOVO ASSETTO SU UNIVERSITÀ E RICERCA
Secondo Mantucci occorre chiarire in maniera prioritaria il nuovo assetto del Centro studi, per sviluppare non solo la didattica universitaria ma anche la ricerca. “Su questo – spiega – siamo sempre stati indietro, eppure nella mia esperienza di docente (Mantucci è professore ordinario all’Università Politecnica delle Marche, ndr), se non c’è ricerca l’università non sopravvive. Solo così arriveranno docenti, finanziamenti e contatti internazionali”. Da qui una scelta, quella di rendere secondaria l’attività di formazione sulla base di progetti UE, sinora ambito prevalente del Centro. “Abbiamo progetti molto importanti in corso, ma questa sarà un’attività complementare perché il Centro dovrà essere principalmente a vocazione universitaria”…
Di FEDERICA MENGHINELLA
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