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“Finalmente sono tornata libera”

Gli atteggiamenti persecutori nei confronti di un’altra persona non riguardano solamente questioni sentimentali. Da Foligno il caso di un’impiegata capace di trovare il coraggio di denunciare colui che per diversi mesi era diventato il suo più grande terrore.

Quando lavorare diventa un incubo. È la storia di Laura, nome di fantasia che useremo per raccontare una storia purtroppo vera. È quella che ha visto protagonista una dipendente pubblica, costretta a denunciare per stalking colui che per diversi mesi era diventato la sua più grande os- sessione. Si tratta di un 55enne residente nel Folignate che, dopo essersi visto ridurre la pensione di invalidità, ha iniziato a tormentare Laura con continui messaggi e “visite” nel posto di lavoro. Ma Laura, rispetto alla decurtazione della pensione, non c’entrava proprio nulla. E anche se fosse stato così – è bene sottolinearlo – i comportamenti dell’uomo non sarebbero comunque stati tollerabili. L’unica “colpa” di Laura è stata solamente quella di chiedere al 55enne, così come fa quotidianamente con tante altre persone, di produrre la documentazione necessaria per ottenere un sussidio. Documentazione che poi viene visionata dagli organi competenti, ovvero gli unici chiamati a deliberare rispetto ai benefici della Legge 104/1992. Ma quando l’uomo si è visto togliere parte della somma percepita a titolo di pensione, ha iniziato a rendere la vita maledetta all’impiegata, che non ha potuto far altro che denunciare tutto alla polizia. Ad un primo divieto di avvicinamento, le forze dell’ordine si sono viste costrette poi ad arrestarlo per il mancato rispetto della misura cautelare. Attualmente l’indagato si trova ancora in carcere, misura ancor più restrittiva disposta dal Tribunale di Spoleto. L’incubo è iniziato i primi giorni di novembre, quando la donna ha ricevuto i primi messaggi minatori sul proprio telefonino. Messaggi insistenti, così come insistente era la presenza dell’uomo sul posto di lavoro dell’impiegata. “Dopo alcuni mesi – spiega Laura, che ha voluto raccontare la sua storia alla redazione della Gazzetta – mi sono vista costretta a chiamare la polizia. Nel mese di novembre ho contattato il 113 per denunciare quanto stava accadendo. Questo signore era convinto che le problematiche legate alla sua pensione derivassero da me, ma non era così. I suoi comportamenti – prosegue nel racconto – hanno fortemente condizionato la mia vita. Avevo paura anche a portare a spasso i cani una volta tornata a casa alla fine di una giornata lavorativa, così come evitavo di uscire la sera, perché mi veniva sempre istintivo guardarmi le spalle”. Una spirale di paura e angoscia dalla quale la donna è voluta uscirne facendo l’unica cosa giusta: contattare la polizia una seconda volta…

Di FABIO LUCCIOLI

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