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Giovani in equilibrio precario

Dalla trappola delle dipendenze al senso di impotenza, i ragazzi di oggi vivono in uno stato di fragilità emotiva che ne mina lo sviluppo e che con la pandemia si è accentuato. Nei primi tre mesi del 2022 sono stati 806 i casi trattati dall’Usl Umbria 2, mentre Cnop e Miur lavorano a protocolli di sostegno psicologico all’interno delle scuole

Alla fine lo “tsunami” è arrivato: a luglio scorso la direttrice del Dipartimento Dipendenze della Usl Umbria 2, Sonia Biscontini, individuava nella “droga digitale” una nuova e preoccupante tendenza per i giovanissimi, insieme al pericolo di un’ondata di accessi. La previsione oggi è confermata dai numeri: nel primo trimestre 2022 solo a Foligno nella fascia under 24 al Servizio dipendenze di viale Ancona sono stati trattati in tutto 806 casi (fra vecchi e nuovi accessi). Di questi 377 riguardano tossicodipendenze, 250 comprendono altri casi come l’uso sporadico di droghe e – appunto – le dipendenze tecnologiche, 134 sono i trattamenti per abuso di alcol e 45 per la dipendenza da gioco d’azzardo. Numeri di rilievo anche quelli del servizio nuove dipendenze “Girovento – Giovani 2.0” del quale è responsabile la dottoressa Simona Felicetti. Nato nel 2020, ad oggi (2020-2021) conta già l’accesso fra Foligno e Terni di 297 minori presi in carico.

Abbiamo analizzato questi dati con la dottoressa Biscontini e con la dottoressa Lucia Coco, responsabile dei programmi di sensibilizzazione all’interno delle scuole, della promozione della salute e del gioco d’azzardo.

DIPENDENZA DIGITALE
E DISAGIO PSICHICO
A Biscontini abbiamo chiesto innanzitutto quale sia l’effetto post emergenza pandemica sui ragazzi. “Ci ho pensato moltissimo – risponde – perché è arrivata un’ondata di ragazzini da paura, un fenomeno mai visto prima e non solo umbro o di Foligno ma di tutta Italia, come ho potuto appurare ad un convegno a Roma. Si sta ragionando non solo sul come attrezzarsi ma anche sulle cause. Credo che la pandemia sui più fragili – che avevano un pregresso o un fondo di disequilibrio – abbia slatentizzato una serie di sintomi che, forse, sarebbero comunque arrivati in età successiva, o ‘scaglionati’ nel tempo. Un ragazzino fragile, chiuso in casa senza rapporti diretti con i coetanei né con gli adulti (ad eccezione della famiglia), ha perso tutti i processi di identificazione e di riferimento; gli insegnanti stessi hanno perso un pò il loro ruolo e quindi chi non aveva i piedi ben piazzati per terra non ha retto. A questo aggiungiamo l’obbligo di stare ore e ore davanti al pc. Ciò ha favorito una dipendenza tecnologica che è diventata dilagante. Ce ne arrivano tantissimi di ragazzi così, e a volte si risolve con un intervento adeguato. In altri casi, però, ci sono capitate situazioni molto più gravi, che nascondono l’avvio di una patologia psichiatrica vera e propria, molto più grave e profonda”….

INTERVENTI INTENSIVI
E MULTIDISCIPLINARI
Se, dunque, un tempo per far fronte al “ritiro” in camera dei teenager occorreva l’intervento dell’operatore, che trascorreva del tempo con loro, oggi questo non basta più. “Spesso – aggiunge Biscontini – non è semplice disagio, c’è altro. Gli interventi vanno fatti da professionalità in sinergia per il contenimento e l’accompagnamento del ragazzino. Fondamentale l’intervento precoce, perché se si lavora bene con un adolescente credo che per la salute mentale sia l’unica vera prevenzione”. Da qui, un caso emblematico riferito da Biscontini. “Pochi giorni fa una psicologa mi parlava di una ragazzina arrivata senza l’uso di sostanze, ma con difficoltà importanti: autolesionismo e comportamenti difficili sia in famiglia che a scuola. È stata presa subito, all’inizio dei sintomi, in modo intensivo; con incontri 2-3 volte a settimana. Pure i genitori sono stati presi in carico (le dinamiche familiari sono fondamentali) e la famiglia ha riferito che la figlia nel giro di 6-7 mesi si è trasformata”. Un intervento intensivo che molto spesso non è possibile replicare…

Di Federica Menghinella

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