“Con il cuore in Ucraina”
Intervista a don Taras Maksymiv, viceparroco di San Feliciano che guida i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino
“Non ci piace la guerra. Siamo un popolo di pace ed è questo quello che vogliamo”. Poche parole, ma che fanno subito capire quale è lo stato d’animo della popolazione ucraina, anche di coloro che stanno vivendo questi giorni di terrore, distruzione e morte lontano chilometri. Tra questi c’è don Taras Maksymiv, vicario della parrocchia di San Feliciano e del Santissimo Salvatore. A lui, nella Diocesi di Foligno, è affidata la cura delle anime della comunità ucraina che si ritrova nella chiesa del Suffragio per partecipare alle celebrazioni religiose con rito bizantino. È proprio la chiesa dove – grazie anche alla disponibilità di don Giuseppe Bertini – da tempo la comunità ucraina greco-cattolica di Foligno si ritrova almeno tre giorni a settimana per pregare.
A guidarli c’è il giovane don Taras, 32 anni il prossimo novembre. “Sono in Italia e, più precisamente a Foligno, da cinque anni – racconta alla Gazzetta. Mia mamma lavora qui, mentre mio papà e mia sorella sono in Ucraina. Proprio lei ha partorito pochi giorni fa due gemelli e quando è scoppiata la guerra è stata svegliata dal rumore delle bombe. Si trovava a Ivano Frankivs’k ed è dovuta scappare in un altro paesino. Come comunità ucraina di Foligno preghiamo quotidianamente per i nostri connazionali che stanno vivendo la guerra”. Ma come mai don Taras è in Italia? “Il vescovo del mio paese, cinque anni fa, mi aveva chiamato per dirmi di svolgere il mio servizio qui da voi. Io gli ho risposto che non sapevo nemmeno una parola di italiano, ma lui mi ha detto che Dio mi avrebbe protetto – racconta il parroco -. A Foligno mi trovo perfettamente e i folignati sono meravigliosi. Questi giorni però per noi sono molto pesanti: ci sono molte donne ucraine che hanno lasciato tanti anni fa le loro famiglie per lavorare qui ed ora sono preoccupate per ciò che sta avvenendo. Preghiamo ogni giorno, come ci ha chiesto di fare papa Francesco”. Don Taras non vuole però rimarcare di chi siano le colpe di questa guerra perché, come ci ricorda, “noi preghiamo per tutti, anche per chi sbaglia. Ce lo ha insegnato Gesù. Dico solo che al nostro Paese non piace la guerra, vogliamo solo la pace”.
Certo è che non è facile vivere tutto ciò a centinaia di chilometri di distanza.
“Questo mio nuovo mondo è bello, ma casa rimane sempre il posto migliore – racconta don Taras -. Devo dire però che gli italiani ci hanno sempre aiutato tanto, non ci sentiamo stranieri. Sarei dovuto partire lo scorso sabato per tornare in Ucraina, ma la guerra mi ha fermato. Ora non possiamo far altro che pregare, ringraziando papa Francesco per il dialogo che sta portando avanti”. Ma a Foligno in questi giorni la preghiera per fermare le ostilità non arriva solamente dalla comunità ucraina. Sabato 26 febbraio in piazza San Domenico è andata in scena una partecipatissima manifestazione, alla quale hanno aderito diverse anime della città, anche se non è passata inosservata l’assenza della giunta comunale. “La situazione è disastrosa – ci ha raccontato Kateryna -. Grazie a tutti i popoli del mondo che ci stanno aiutando, è ora che possiamo fare la differenza facendoci sentire”…
Di FABIO LUCCIOLI
TI INTERESSA QUESTO ARTICOLO?
Per leggerlo integralmente
ABBONATI ALL’EDIZIONE DIGITALE O CARTACEA
CLICCANDO QUI
OPPURE CERCA LA GAZZETTA DI FOLIGNO IN EDICOLA