Il Pnrr umbro tra il dire e il fare
Con un’enfatica conferenza stampa, la presidente Donatella Tesei ha annunciato che l’Umbria riceverà dal PNRR più di un miliardo e mezzo di euro. Circa la metà della cifra è destinata alle infrastrutture e alla mobilità sostenibile. Altre quote importanti saranno impiegate per i progetti della sanità e delle scuole, nonché per azioni a sostegno delle imprese. Ulteriori milioni arriveranno da capitoli diversi del fondo Next Generation Ue. Tutto bene dunque? Sì e no, perché l’impiego delle risorse del PNRR è vincolato all’effettuazione delle opere entro il 2026 (il 2023 per altri contributi).
Ma quali sono i nodi che la Regione e i Comuni dovranno sciogliere entro il 2026? Il primo nodo è di tipo politico e riguarda la continuità degli organi di governo nazionali e regionali. In Francia ci saranno quest’anno le elezioni politiche e pertanto quel paese avrà un’amministrazione che coprirà per intero la durata del PNRR. In Germania, con un governo rinnovato da poco, è prevista un’analoga uniformità di lungo periodo. L’Italia invece dovrà affrontare le elezioni politiche nel 2023 e la stessa cosa capiterà prima del 2026 a tanti enti locali, Regioni incluse. È per questo che a livello nazionale sono in molti ad auspicare una presidenza del consiglio Draghi anche dopo il 2023.
Il secondo nodo riguarda la qualità della burocrazia pubblica. Le modeste performance dei funzionari dei ministeri e degli assessorati regionali e subregionali hanno indotto il governo a prevedere entro la fine di dicembre 2021 l’arruolamento di mille professionisti esperti al fine di espletare le pratiche connesse al PNRR. All’Umbria ne sono toccati 22, che dovrebbero aver appena concluso i seminari preparatori ai compiti richiesti. Il problema dell’efficienza della macchina burocratica resta tuttavia in piedi e sarà da verificare al momento dell’emissione dei bandi e delle verifiche successive...
Di ROBERTO SEGATORI
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