“Sul Topino gravi responsabilità della politica”
Intervista a Massimo Bontempi sul tema degli attingimenti dalle sorgenti del fiume verso Perugia. il giornalista, autore del libro “il viaggio dell’acqua”, parla del depauperamento di un territorio e di precise responsabilità politiche. Sullo sfondo l’ultimo appello possibile: quello ai magistrati
Appena due settimane fa avevamo ricordato su queste colonne che fra tre anni decadrà la concessione settantennale di attingimento delle acque del Topino da parte del Consorzio acquedottistico di Perugia firmata nel 1955.Oggi l’occasione per tornare sul tema è la pubblicazione di un nuovo documento ufficiale di Arpa Umbria sui dati di captazione: dalla loro lettura siamo partiti con il massimo esperto locale sul tema, il giornalista nocerino Massimo Bontempi, autore di un libro tanto illuminante quanto ormai introvabile: “Il viaggio dell’acqua. Storia di potere, in- giustizie e paradossi tra passato, presente e futuro”. Un libro dal quale emergono pesanti responsabilità della politica: la vecchia “guerra dei rubinetti” è a una svolta cruciale. Se le istituzioni non dovessero intervenire l’unica soluzione resterebbe la magistratura, come ci spiega Bontempi, citando l’introduzione postuma al libro a firma dell’ex direttore della Gazzetta don Germano Mancini, paladino di una guerra che in pochi sembrano ormai disposti a combattere.
Massimo Bontempi, leggendo i dati del “Resoconto portate captate per uso potabile – Anno 2021” di Arpa Um- bria cosa si può desumere?
“Che un adempimento formale è stato assolto e che dal punto di vista di Arpa le captazioni per uso potabile scorrono nel solco delle regole”
Eppure maggiori captazioni per 430 l/s sono ben documentate nel suo libro: come è possibile che continuinoindisturbate dal 1989?
“Le maggiori captazioni, rispetto ai 210 l/s indicati in concessione, hanno avuto avvio sin dalla messa in funzione dell’Acquedotto consorziale, alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. Il 1989 è l’anno in cui vennero ufficialmente alla luce, a seguito della domanda di sanatoria proposta dal Consorzio Acquedotti e nella quale si dichiarava che nei periodi di punta i prelievi raggiungevano i 430 l/s. La sanatoria non è mai stata accolta ma, avvalendosi delle modifiche intercorse nella normativa, è stata reiterata più volte, beneficiando del disposto che consente i prelievi nelle more dell’istruttoria della domanda. L’anomalia, quindi, non è nei prelievi, ma nell’abnorme durata dell’istruttoria per un’autorizzazione che, stando ai contenuti della concessione originaria, è evidente non possa essere concessa”
Il tutto senza alcun risvolto giudiziario?
“Ritengo che il problema sia anzitutto di carattere politico; gli attuali gestori del servizio idrico, verso cui in molti puntano il dito, non credo stiano operando al di fuori della legalità. Il problema degli eccessivi prelievi da Bagnara e San Giovenale (Nella foto: l’Impianto di Bagnara da cui viene prelevata l’acqua) e del depauperamento del fiume Topino per il mancato reintegro derivano da chiare e irresponsabili scelte poitiche che dal 1955 si sono trascinate fino ai giorni nostri”
Chi ha la responsabilità del controllo?
“Negli anni le funzioni sono passate integralmente alla competenza del legislatore regionale che è chiamato a dettare gli indirizzi per il servizio idrico e a garantire la vigilanza e il controllo. Il punto è che l’evoluzione normativa della gestione idrica regionale ha portato ad un assetto dove il rischio del corto circuito del conflitto d’interesse tra controllori e controllati è concreto e oggettivo. Basti vedere come gli enti pubblici che siedono nel consiglio direttivo dell’Auri (ente di gestione del servizio idrico umbro) che svolge attività di indirizzo e controllo e fissa le tariffe, siano anche influenti membri delle società cui è affidata la gestione del servizio idrico e, pertanto, controllate. Il resto degli interrogativi viene da sé. Ad esempio a Nocera Umbra si chiedono come mai la bolletta sia più cara di quella di un corregionale che vive a Perugia e che beve la stessa acqua ma a 60 chilometri di distanza e con la legge che prevede che i costi del servizio vadano imputati all’utenza che ne beneficia”…
Di FEDERICA MENGHINELLA
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