“In prima linea per curare, non per giudicare”
Medici e infermieri in prima linea, che da due anni a questa parte stanno prestando servizio senza quasi mai fermarsi. Anche all’inizio di questo 2022 in pandemia sono sempre loro i protagonisti a cui è giusto dedicare l’ennesima copertina. O un premio. Quello consegnato negli scorsi giorni al dottor Lucio Patoia e all’infermiera Valentina Onori da parte della Diocesi e della Gazzetta di Foligno. Si tratta del Premio della Bontà, giunto alla sua 58esima edizione e che quest’anno è stato consegnato, con motivazioni differenti, al reparto Covid-19 dell’ospedale di Foligno e a Giacomo Innocenzi e alla sua famiglia. In queste righe ci concentreremo sulla dedizione messa in campo dal personale sanitario del “San Giovanni Battista”, tornato ad ospitare pazienti colpiti dal Covid-19. Nelle ultime settimane la pressione negli ospedali della regione è tornata a farsi sentire e ha costretto l’ospedale cittadino a “venire in soccorso” della sanità umbra. Lì, dove quotidianamente operano uomini e donne che indossano un camice, non mancano continui gesti di bontà. La Gazzetta ha intervistato Lucio Patoia, direttore della struttura complessa di Medicina Interna che da due anni si occupa del reparto Covid-19 dell’ospedale folignate. Nel 2021, in collaborazione con Radio Gente Umbra, il dottor Patoia portò una radiolina ad ogni paziente ricoverato, per fargli ascoltare le celebrazioni della Pasqua tra- smesse dall’emittente cittadina. Oggi, i gesti di bontà suoi e dei colleghi sono rivolti specialmente a tutti quei ricoverati che ancora rifiutano di credere alla pandemia e ai benefici dei vaccini. “Ai no vax – racconta il dottor Lucio Patoia – ripetiamo sempre le stesse cose. Noi siamo lì per aiutarli e, quando devi curare una persona, non ti interessano le scelte che ha fatto nella sua vita. Ci sarà modo di parlarne e riflettere dopo, prima bisogna cercare di venire fuori dalla malattia insieme. Da parte nostra – racconta il primario – c’è l’appoggio incondizionato al paziente. Rispettiamo le idee di tutti, ma abbiamo il dovere di dimostrare come, attraverso le cure, cerchiamo di migliorare le loro condizioni. Si tratta di una sorta di alleanza terapeutica che si fortifica con i fatti, non con le parole. Noi siamo lì per curare, non per giudicare”…
Di FABIO LUCCIOLI
TI INTERESSA QUESTO ARTICOLO?
Per leggerlo integralmente
ABBONATI ALL’EDIZIONE DIGITALE O CARTACEA
CLICCANDO QUI
OPPURE CERCA LA GAZZETTA DI FOLIGNO IN EDICOLA