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Come proteggere il patrimonio “biodiverso” di Foligno

Sono in corso due fenomeni planetari: più della metà delle persone risiede in città, a cui si aggiunge l’espansione delle stesse. Oggi più che mai, occuparsi di biodiversità urbana diventa quindi fondamentale.

Ai nostri giorni sono in corso due fenomeni, importanti quanto planetari: uno è che, per la prima volta nella nostra storia, più della metà delle persone risiede in aree urbane; l’altro, strettamente connesso, è l’intensa espansione urbanistica che sta avvenendo in tutto il mondo. Città sempre più grandi, insediamenti, costruzioni e infrastrutture che stanno diventando un “ambiente” in forte aumento. Anzi, la crescita urbana è molto più rapida di quella della popolazione e questo è particolarmente evidente nei nostri paesi “sviluppati”, dove la popolazione è più o meno in crescita zero, mentre ogni anno migliaia di ettari di terreno vengono coperti da cemento e asfalto.

Le aree urbane influenzano l’ecosistema globale (cambiamenti climatici, inquinamento) ma al tempo stesso ospitano anche una certa biodiversità.

Se la biodiversità è la “diversità della vita”, in parole più semplici l’insieme degli habitat, piante ed animali, la biodiversità urbana è la natura selvatica ospitata dalle nostre città. Ad uno sguardo frettoloso e disattento potrebbe apparire che gli unici esseri viventi – oltre noi umani – che si muovono nelle metropoli sono gli animali domestici quali cani e gatti, gli onnipresenti piccioni, qual- che passero, oltre ai pochi alberi che resistono alla costante espansione urbanistica (oggi definita urban sprawl).


La realtà, per fortuna, è ben diversa, in quanto c’è ancora un mondo di vita attorno a noi. Gran parte di questi animali e piante sono “ospiti graditi” e pertanto portano colore e suoni nel deserto di cemento e asfalto. Al- cune specie possono diventare “problematiche” perché interferiscono con attività quali i trasporti e l’agricoltura, mentre altre ancora sono “aliene” in quanto introdotte da altri continenti.

Anche gli habitat sono variegati, basti pensa- re ai monumenti, agli stessi palazzi, a parchi e giardini, alle sponde del fiume, agli orti e agli appezzamenti coltivati delle periferie, all’aeroporto. Ciascun ambito mostra precise caratteristiche ecologiche ed ospiti particolari. Comprendere questa biodiversità ha un valore culturale e soprattutto scientifico, se si considerano gli ormai numerosi filoni di ricerca che si occupano di capire come gli organismi si adattano, si insediano e soprav- vivono in questi ecosistemi continuamente in trasformazione che sono le città. Ecco che i ricercatori hanno coniato il concetto di “gradiente urbano-rurale” in cui i fattori di impatto si spalmano partendo dal centro storico (dove la pressione antropica è più pressante) fino alle periferie e alle zone periurbane (dove in genere si va affermando una presenza maggiore di spazi aperti e zone verdi). Altri studiosi tentano di individuare i “winners” ed i “losers”, vale a dire quali sono le specie che hanno più o meno successo nel fenomeno dell’inurbamento…

Di ALFIERO PEPPONI

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