La tradizione dei Fauni
In Valnerina e più in generale lungo le zone montane del nostro Appennino ogni anno si ripete una tradizione legata all’arrivo della Santa Casa a Loreto: reportage da Norcia
“Il più tangibile di tutti i misteri visibili, il fuoco”. Uno dei più affascinanti fenomeni della natura è stato descritto perfettamente in questa citazione dal saggista Leigh Hunt. Cosa è il fuoco se non mistero, vita, ma anche tradizione e cultura. In ogni epoca il fuoco riunisce intorno a sé la comunità in una sorta di grande cenacolo totalitario. Ecco perché la tradizione dei Fauni, o foconi, che si trovano in Valnerina (ma anche nelle nostre montagne) è uno di quegli appuntamenti da non perdere. A Norcia ogni porta muraria e ogni rione, con i propri rappresentanti, è dedita alla ricerca di ginestre per alimentare i grandi fuochi. Ci vogliono ovviamente diverse uscite da parte dei rionali per trovare tutta la ginestra necessaria, inoltre, di anno in anno, la competitività aumenta già dai primi preparativi: c’è gara tra chi carica di più il camion, tra chi fa il Faune più grande, tra chi riesce a creare il fuoco più bello o il banchetto più ricco. I grandi fuochi che si sono accesi durante la notte del 9 dicembre hanno due valenze. Nel significato pagano c’è l’esorcizzazione dell’inverno ormai alle porte e il bruciare l’anno vecchio per arrivare carichi a quello nuovo nuovo. La tradizione cristiana riconduce invece le origini della festa al 1291, ovvero alla notte in cui i fuochi servirono per illuminare il cammino della Santa Casa di Nazareth, che stava giungendo a Loreto in volo. Un momento in cui si chiede anche la protezione della Madonna, “Stella del mattino” che viene invocata attraverso le litanie lauretane…
di ALESSIO VISSANI
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