Quelli della movida
Per la prima volta uno studio esamina gli aspetti sociologici di un fenomeno che sta interessando da diverso tempo il centro storico di Foligno, letto attraverso l’esperienza di chi lo vive. Ecco cosa è emerso da cinque anni di studi
Una fotografia. Ma non un’istantanea. Quelle che di solito sul fenomeno movida scattano le pagine di cronaca. “Andar di notte. Viaggio nella movida delle città medie” (Qudlibet Studio) volume a cura della professoressa Cecilia Cristofori ha scelto di affrontare il fenomeno dando la parola a chi la movida la vive. Una ricerca, condotta nell’arco di cinque anni da un’equipe coordinata dalla sociologa, ha osservato e ascoltato chi vive di notte a Perugia, Terni e Foligno.
Anche nella nostra città è emerso come la movida non sia riconducibile alla semplice opposizione, pur presente, tra divertimento e fastidio per i residenti o, peggio, criminalità. Elementi che emergono tutti nel volume, ma senza nessuna opposizione o valutazione morale che, come ha spiegato la stessa Cristofori, non rientra nel compito dello studioso.
Il fenomeno notturno, nato nella Spagna post franchista ormai una quarantina di anni fa, è arrivato a Foligno a cavallo tra il nuovo e il vecchio millennio. Incentivato da una scelta amministrativa di concentrare i locali dello svago nella zona di via Gramsci e piazza del Grano. Come ricorda Cecilia Cristofori, “è resa possibile dalla disponibilità di spazi vuoti, lasciati liberi da quell’insieme complesso di cambiamenti sociali che ancora ci sta accompagnando”. La memoria dei folignati con qualche anno in più – con il mercato delle verdure e le botteghe che facevano di via Gramsci la via del pesce – conferma le parole più scientifiche della sociologia.
Un quadro comune nel quale si innestano le peculiarità del fenomeno che negli ultimi anni è andato caratterizzando Foligno. Ed ecco che il libro sceglie di dare voce, attraverso una serie di questionari, ai protagonisti. Non dimenticando, sfruttando invece la copertura mediatica, quella che viene definita “malamovida”. Facendo emergere, ad esempio, come i luoghi contigui agli spazi del divertimento siano sede di commerci molto poco leciti. Movida che Cecilia Cristofori definisce sin teticamente come lo “stare insieme per stare insieme”. Un divertimento generalmente locale. Ma che nel caso di Foligno è attrattivo da Ponte San Giovanni a Spoleto, in particolare per i più giovani, chi ha meno di 24 anni. Mentre a viverla con minore intensità sono le residenti di sesso femminile. Anche nei tempi della frequentazione – in genere concentrata nel fine settimana – emerge una spaccatura tra chi la frequenta con assiduità e chi molto saltuariamente. Trasversale nell’età, seppure con un interesse maggiore tra chi ha meno di 36 anni, la movida è fenomeno collettivo. Forse sorprendentemente, delle tre città umbre Foligno è quella che ha una percentuale maggiore (8%) di frequentazione con la famiglia, ma anche con gli amici. Un rito collettivo a tutti gli effetti. Una movida da cena (60%) e dopo cena. Dalle risposte raccolte dal volume sono questi i gusti dei folignati. Più indietro il rito dell’aperitivo. La spesa media è di 19 euro…
di SIMONE LINI
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