La paura di una pena non educa, serve l’amore
L’articolo 21 della Costituzione italiana afferma che “tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione” e che “la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. La libertà di manifestazione del pensiero è chiaramente sancita come un diritto inviolabile. L’articolo 3 stabilisce che “tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. E che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. I membri dell’Assemblea costituente, che dal 1946 al 1947 hanno scritto la Costituzione, non erano degli sprovveduti. Gli uomini di quel tempo erano preparati politicamente e la storia aveva insegnato loro dove si era arrivati con le dittature. Nella nostra Costituzione abbiamo tutto: i principi fondamentali e i diritti e i doveri del cittadino che ci tutelano sempre. Ma di cosa sto parlando?
La maggioranza degli italiani non ha studiato la Costituzione (in foto l’originale conservato al Quirinale) , nonostante sia la legge fondamentale dello Stato che legifera ogni materia. La piramide gerarchica insegna quali siano i criteri di applicazione delle norme, quelle di ordine superiore “dominano” su quelle di ordine inferiore: la Costituzione è il fondamento dello Stato italiano.
Quindi ciò a cui stiamo assistendo in questo tempo che si chiami Ddl Zan o altro lo ritengo veramente superfluo. Nella mia libertà di espressione del pensiero continuo a ritenere uno spreco di denaro ogni lavoro del Parlamento che abbia l’obiettivo di legiferare ciò che esiste e che la Costituzione, entrata in vigore nel gennaio del 1948, già ci garantisce…
di PAOLA POMPEI
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