Reagire ai cambiamenti
La specie più reattiva ai cambiamenti. Ce lo dobbiamo ripetere spesso, soprattutto ora, dopo un anno di riadattamenti e in questo tratto di strada un po’ in salita con le scuole chiuse dai primi di febbraio, nella bolla dei contagi, dopo un Natale atipico e un po’ solitario. La pandemia ha mostrato il suo lato così dilagante, ingombrante e trasversale. Come un’onda ha mosso tutte le barche: le grandi, le piccole, le lussuose, le semplici. Ognuno, a modo suo, ha provato a ritrovare le coordinate. Ma soprattutto ci siamo trovati a dare un nuovo ordine, una nuova organizzazione alla nostra vita quotidiana e in quella più profonda. In un anno, alcuni gesti sono diventati talmente familiari da essere, possiamo dire, automatizzati al punto che guardando qualche film, nelle infinite serate a casa, sentiamo una certa agitazione nel vedere folle in strada senza mascherina, anche se in un set cinematografico. Quasi ci si sente nudi senza questa mascherina, proprio quella che un anno fa ci sembrava un oggetto così estraneo, così lontano dalle nostre vite. In un primo momento ci siamo come “congelati” (“freezing”, per usare un termine psicologico): bloccati dalla paura, dall’incredulità...
di MARTA FRANCI, Psicologa e psicoterapeuta
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