Marco Tarquinio: “Il giornalismo locale è vicino alla gente”
Da direttore a direttore. E’ nata così la chiacchierata tra il sottoscritto e Marco Tarquinio, da oltre dieci anni alla guida del quotidiano cattolico Avvenire. Un giornale in controtendenza rispetto alla crisi della carta stampata che sta investendo tutto il mondo e anche l’Italia. Nato a Foligno ma sin dalla nascita residente ad Assisi, Tarquinio ha un rapporto speciale con l’Umbria, terra che lo ha formato umanamente, professionalmente e spiritualmente. Con il direttore di Avvenire abbiamo parlato di tutto: dalle emergenze della pandemia allo stato di salute del giornalismo italiano, passando per la crisi istituzionale americana all’importanza dei mezzi d’informazione locale.
Direttore Tarquinio, è un piacere poterla intervistare ed ospitare tra le colonne della Gazzetta di Foligno. Partiamo dalle sue origini. Qual è il suo rapporto con l’Umbria?
“E’ un rapporto vitale. E’ la mia terra e sono le mie radici, anche se vivo da tanti anni tra Roma e Milano. Per questo dico che sono diventato apolide: ho vissuto per 30 anni in Umbria, mentre da 32 giro l’Italia. In realtà le radici non si strappano mai, sento di appartenere a tanti luoghi e mi sento cittadino del mondo, oltre che italiano. L’Umbria è la mia terra d’origine e resta tale. Sono legato a questa regione perché, oltre ad esserci nato, qui ho accresciuto la mia fede grazie ai miei genitori e alle persone che mi hanno accompagnato in questo percorso. Inoltre, è in questa terra che ho iniziato l’attività giornalistica e la mia professione”.
Lei è stato anche caposcout dell’Agesci. Cosa le ha lasciato questa esperienza di vita?
“Facevo parte dell’allora gruppo Assisi Primo, all’interno dello scoutismo regionale umbro. La mia è una storia di famiglia iniziata con mia madre, che era stata capo cerchio dell’Agi subito dopo la formazione dell’associazione, all’indomani della seconda guerra mondiale…
di FABIO LUCCIOLI
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