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Un’esperienza travolgente, un vero privilegio. Rimane qualche interrogativo

Sabato scorso ho ricevuto per mano di mons. Luigi Filippucci una lettera: “Carissimo Enrico, giunti al termine del tuo incarico come direttore del settimanale “Gazzetta di Foligno” a nome del cda della Fondazione San Domenico e mio personale desidero ringraziarti […]. Nell’attuare quanto richiesto dal “Fondatore” il cda ha deliberato l’introduzione della figura dell’unico direttore responsabile e della redazione unica per gli organi di informazione della Fondazione”.

Faccio un piccolo passo indietro a beneficio dei lettori. Ai primi di novembre, alcuni componenti della Fondazione San Domenico mi hanno incontrato chiedendomi la disponibilità a ricoprire il ruolo di direttore unico insieme a quello di RGU ad anni alterni: ho risposto che si trattava di una proposta caratterizzata da oggettiva impossibilità (non voglio annoiare nessuno, ma giuslavoristicamente è a mio avviso non percorribile).

Quindi il mio incarico di direttore responsabile terminerà il prossimo 31 dicembre e verrà costituita un’unica redazione che ingloberà Radio, Gazzetta, portali e siti internet. Ma su questo non c’è alcuna recriminazione di sorta, il cambiamento è vitale e la Fondazione sceglie come e con chi: con una redazione unica si guadagna qualcosa dal punto di vista sinergico, sorge qualche perplessità riguardo a pluralismo dell’informazione e bilanciamento di poteri e responsabilità.

In ogni caso, al di là dei rapporti personali, il feeling dell’editore con la Gazzetta non è mai sbocciato fino in fondo: va detto però in tutta onestà che i matrimoni si fanno in due. Di sicuro in tre anni nessun membro della Fondazione ha mai avvertito la necessità di partecipare a un incontro di redazione.

E si sono persi qualcosa di straordinario e forse di irripetibile. Una redazione vissuta con la porta sempre aperta, in cui hanno collaborato gomito a gomito età diverse e si sono confrontate vedute differenti nella massima libertà di opinione e di espressione. E poi vera accoglienza per chiunque, dibattiti culturali di alto livello, intelligenze al servizio della comunità, relazioni sincere, voglia di raccontare il proprio territorio con un impegno serio e costante. Permettetemi un paragone spero non troppo ardito: la nostra redazione mi è sempre sembrata simile a una tavola rotonda, molto lontana da quelle strutture piramidali in cui finisce per essere sacrificata la libertà di ciascuno. Niente spazio per monarchi e cortigiani, banditi faccendieri e mercanti della comunicazione: solo fiducia, condivisione e umanità insieme a competenza e passione giornalistica.

In oltre undici anni ben quattordici giovani si sono iscritti all’Albo dei Giornalisti grazie alla Gazzetta e per qualcuno di questi il giornalismo è divenuto un’occupazione a tempo pieno. E anche nell’ultimo anno sono due i redattori che hanno cominciato il percorso per diventare giornalisti e altri si sono affacciati in redazione per avere questa opportunità. Come dimenticare il Gazzet-Teen e la formazione giornalistica effettuata per i ragazzi delle scuole? E poi la ristrutturazione della nostra redazione, il passaggio dal bianco e nero al colore, il cambio di grafica e restyling, una dipendente giornalista professionista per la prima volta nella storia della Gazzetta, l’avvio del percorso che porterà ad avere consistenti contributi economici per questo giornale, la distribuzione professionale nelle edicole e la gestione organizzata degli abbonamenti cartacei e digitali, la profonda trasformazione del settimanale attraverso un confronto serrato all’interno del gruppo redazionale, il continuo scambio di opinioni con lettori e società civile, l’attenzione alla vita ecclesiale, le tante rubriche, gli approfondimenti, la satira, le migliaia di mail, messaggi e telefonate, l’approdo sui social, l’incessante impegno per mantenere elevate la qualità linguistica e quella contenutistica, il lavoro di squadra vivace e colmo di idee ed entusiasmo. E poi ancora i progetti, le inchieste, le discussioni, i concorsi, i riconoscimenti, le iniziative, gli eventi, la testimonianza settimanale di una comunità che crede fino in fondo in determinati valori, proponendoli con autorevolezza e coerenza. Una redazione che ha costantemente pensato a cosa scrivere in totale autonomia ed è rimasta unita seppur con visioni e sensibilità variopinte. Il tutto nel peggior periodo che la storia della carta stampata ricordi: non c’è bisogno di alcuna autocelebrazione, ci siamo sempre rimessi al giudizio del lettore.

Per quanto mi riguarda ho sempre agito al massimo delle mie capacità, non mi sono risparmiato e per la Gazzetta ho sacrificato tantissime cose anche a livello professionale, ma certamente non sono mancate le soddisfazioni; mi preme però sottolineare che mai un giorno della mia vita ho strumentalizzato il giornale per fini personali e ho sempre custodito come il più prezioso dei beni l’indipendenza della Gazzetta.

Non siamo stati né eroici né perfetti: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10). Rimane solo un po’ di amarezza per come sono state gestite le cose in questo ultimo periodo. Sicuramente la Gazzetta ha margini di miglioramento, ma che futuro avrà? Un’istituzione così antica e prestigiosa va trattata con la dovuta cautela. Con la drammatica situazione derivante dalla pandemia, con un consiglio di amministrazione della Fondazione in scadenza e con la Diocesi che sta attraversando una transizione non ancora completata, forse c’era bisogno di minor fretta e di maggior coinvolgimento. La redazione non è a conoscenza di alcun tipo di progetto a breve-medio-lungo termine, mentre a mio avviso un passaggio epocale e delicato come questo avrebbe necessitato di condivisione e confronto, di studi di fattibilità e programmazione, di qualche spiegazione in più, altrimenti il “camminare insieme” rimane solo sulla carta.

Sono grato al Signore per il privilegio che mi ha concesso, ringrazio i lettori, i collaboratori e chiunque si sia comportato da uomo. Una speciale riconoscenza la riservo agli amici redattori che dal 1° settembre 2009 hanno condiviso un cammino lungo ben 511 edizioni della Gazzetta, chi tutto, chi una porzione: a loro si deve il passato e, sono sicuro, anche parte del prossimo futuro. Mi auguro di cuore di aver contribuito ad aggiungere un altro piccolo tassello alla prestigiosa storia della Gazzetta di Foligno.

ENRICO PRESILLA

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  1. VOLPINI MAURO
    18 Dicembre 2020

    Caro Enrico, voglio ringraziarti per la tua disponibilità e competenza dimostrata nei confronti del nostro sodalizio.
    Grazie di cuore da tutto il Consiglio di Sezione dell’Associazione Nazionale della Polizia di Stato – Sez. di Foligno.
    Con affetto
    Mauro Volpini

  2. Enrico Presilla
    18 Dicembre 2020

    Sono io a ringraziare per questo pensiero e per la collaborazione che ha sicuramente arricchito entrambi, grazie di cuore.
    Un caro saluto,
    Enrico

  3. Gianluca Paradiso
    18 Dicembre 2020

    Enrico grazie per la disponibilità che mi hai sempre dimostrato. Da oltre 20 anni collaboro con la Gazzetta e continuerò a farlo, nella speranza che la prossima figura direttoriale sappia e riesca a ripercorrere i tuoi innegabili successi.

    Con Stima.
    Gianluca Paradiso

    1. Enrico Presilla
      18 Dicembre 2020

      Grazie, mi fa davvero molto piacere leggere quanto mi scrivi.
      A presto,
      Enrico

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