Approvato il bilancio di previsione
Occorre però superare le divisioni
La scorsa settimana il Consiglio Comunale di Foligno ha approvato, a maggioranza, il bilancio di previsione 2020. Per la prima volta, dopo 10 anni di inutili richieste, la seduta è stata trasmessa in diretta streaming. Insomma ci è voluta una pandemia mondiale per consentire ai folignati di seguire i lavori consiliari. Si auspica che, con il “ritorno alla normalità”, il sistema venga implementato e non abbandonato.
Trattare dei contenuti del bilancio è, allo stato, un puro esercizio linguistico, una inutile perdita di tempo. Lo stesso Sindaco ha detto che “tutto quello che è stato fatto e pensato è stato spazzato via” da una emergenza imprevedibile.
Allora perché votare “a tutti i costi” – nonostante il rinvio richiesto dalle opposizioni – un bilancio che dovrà essere ripensato fin dalle fondamenta? Risposta: perché con l’approvazione la Giunta ha una maggiore elasticità, rispetto alla rigidità dei dodicesimi.
Pronta, sul punto, la replica di Sigismondi (PD): “In una situazione di estrema incertezza come quella attuale, i vituperati dodicesimi, tutelano la stabilità del bilancio comunale”.
In sintesi cosa significa? Non approvare il bilancio avrebbe comportato una “gestione in esercizio provvisorio”, per cui l’Amministrazione avrebbe potuto attingere, mensilmente, soltanto agli stanziamenti previsti nel Bilancio approvato nel 2019.
Certo è che si tratta, comunque, di un “bilancio provvisorio” che dovrà essere riscritto completamente, perché superata – come si spera – la fase di criticità sanitaria, si dovrà affrontare una crisi, parimenti grave, quella socio-economica.
Al di là della sterile contrapposizione politica “bilancio da approvare, bilancio da rinviare”, gli unici argomenti degni di nota sono state le proposte avanzate da tutte le opposizioni (Centro Sinistra e Movimento 5 Stelle): la “creazione di un fondo di solidarietà” – complementare rispetto a quello governativo – per far fronte alle esigenze immediate e straordinarie dei cittadini bisognosi e “l’istituzione di un tavolo permanente” (una unità di crisi) che coinvolga tutti, non solo istituzioni, maggioranza ed opposizione, ma anche associazioni di categoria, sigle sindacali ed ordini professionali.
Dopo un’iniziale apertura alla collaborazione (“la maggioranza non è detentrice del potere assoluto”) Zuccarini, ascoltati gli interventi, ha concluso che “ciascuno deve rispettare il proprio ruolo”… “il governo della città spetta alla maggioranza”… “non abbiamo bisogno di buoni maestri …”.
In questo periodo di estrema incertezza serve effettiva collaborazione e unità, occorre il coinvolgimento vero, non di facciata, delle diverse forze politiche. Tutti stiamo sulla stessa barca e tutti dobbiamo remare, con forza, sia da destra che da sinistra, per uscire dalla tempesta. Allora, perché non istituire il “tavolo permanente” richiesto? Perché è stato proposto dalle minoranze?
Ai cittadini interessa soltanto avere risposte immediate ed esaustive ai loro bisogni, occorrono misure urgenti a sostegno dell’economia; va poi programmata, fin da ora, un’azione a medio e lungo termine per lo sviluppo del territorio. Anche il Presidente Mattarella ha sottolineato che “per rinascere ci è richiesta la stessa unità del dopoguerra.”
Ci saranno anche le stesse intelligenze?
STEFANIA FILIPPONI