Pronti a sconfiggerlo
Il commissario straordinario Usl Umbria 2 Massimo De Fino spiega alla Gazzetta il riassetto dell’ospedale di Foligno per l’emergenza Coronavirus.
Sei i posti in terapia intensiva disponibili. Potenziato il personale specialistico e il numero di OSS;
34 i sanitari positivi al Coronavirus.
Sul futuro dell’ospedale De Fino afferma: “Nessun timore, Foligno centrale. Occorre ricostruire una rete territoriale”
Un’emergenza che sembra lasciare respiro all’Umbria quella per il Coronavirus: finalmente arrivano dati confortanti, con il numero di ricoveri e quello dei pazienti rianimati che, per la prima volta dall’inizio dell’emergenza, portano il segno meno per la giornata di ieri 31 marzo. Purtroppo nella notte fra domenica 29 e lunedì 30 marzo è avvenuta la morte per Coronavirus del primo folignate, un uomo di 73 anni, che dal 13 marzo scorso era ricoverato nell’Unità di terapia intensiva del Santa Maria della Misericordia di Perugia.
Dell’attuale situazione abbiamo parlato con il dottor Massimo De Fino, commissario straordinario Usl Umbria 2 che ci ha spiegato il riassetto del nosocomio folignate e le prospettive per il suo futuro.
Commissario in che modo si è riorganizzato l’ospedale di Foligno dopo l’ordinanza del 23 marzo scorso che l’ha reso struttura parzialmente Covid?
In un momento di crescita esponenziale della curva epidemiologica, con l’aumento delle positività dal 20-22% in più fino a un picco del 35% si è dovuto pensare di correre ai ripari incrementando le strutture dedicate includendo appunto Foligno. Abbiamo cercato sin da subito di applicare l’ordinanza nel modo più efficiente possibile. La direzione strategica, in particolare il direttore sanitario, ha seguito da vicino tutti gli interventi necessari per renderla efficace. Si è incontrato con tutti i direttori delle unità operative interessate insieme alla direzione di presidio. Sono state apportate delle modifiche anche strutturali, soprattutto in terapia intensiva, creando spazi per la svestizione tra l’area cosiddetta ‘pulita’ e quella ‘sporca’. Le modifiche più importanti sono state fatte al Pronto Soccorso, nella terapia intensiva e nell’UO dell’area Medica.
Come è strutturato il Pronto Soccorso per l’emergenza?
Avevamo già un percorso specifico per il triage; sono state create in aggiunta delle stanze di isolamento definite ‘area grigia- rossa’. L’area grigia è intesa come un’area per il sospetto Covid positivo in attesa di fare la diagnosi attraverso i tamponi. L’area rossa invece è per la stabilizzazione del paziente che già si conosce come Covid positivo, che presenta sintomatologia, in particolare sintomatologia respiratoria.
Quanto alla struttura esterna di pre-triage in che modo è organizzata adesso?
All’interno della tenda c’è una divisione: una sala di attesa per barelle e in un’altra stanza è possibile effettuare un pre-triage specialistico dove può recarsi lo specialista per visitare il paziente. Questo per pazienti sospetti o meno per non farli entrare in ospedale. Ciò accadeva prima che il nosocomio fosse dedicato anche ai pazienti Covid. Adesso invece sono state allestite anche le stanze specifiche di cui spiegavo prima all’interno del Pronto Soccorso per la stabilizzazione del paziente critico e una stanza visita per le sintomatologie respiratorie. Resta il container con il pre-triage.
Come avete potenziato la terapia intensiva?
Nel totale dei 12 posti letto di Terapia Intensiva ne sono stati individuati 6 Covid dedicati. I primi due erano già attivi; i 4 in più – per assistere questi pazienti sotto forma di open space – hanno richiesto ulteriori lavori, terminati l’altro ieri. Ieri la bonifica e sanificazione; da oggi (31 marzo ndr) sono attivi, per un totale di sei posti letto Covid in totale. C’era bisogno di personale, in particolare di supporto alle attività mediche. La terapia intensiva è stata rafforzata sotto questo punto di vista con l’inserimento di OSS, operatori socio sanitari.
Dunque è stato attuato anche un incremento del personale sanitario?
Sì. Oggi (31 marzo ndr) ho siglato la delibera n. 332 che prevede una convenzione con la quale attivare numerosi contratti libero-professionali a tempo determinato per alcune specialità mediche, in particolare Pediatria, Anestesia (in aiuto anche ad attività cosiddette ‘Covid’) e per dirigenti medici autorizzati. Tale avviso va ad aggiungersi alle numerose misure, già deliberate e in avanzata fase di attuazione, che garantiranno un potenziamento degli organici in tutti gli ospedali dell’azienda sanitaria.
Le chiedo della notizia – che ci è giunta in redazione – su cinque positività alla Farmacia dell’ospedale di Foligno. Lo può confermare?
Le dico di più. Purtroppo questa emergenza ha visto colpiti diversi operatori sanitari. Il dato importante è che ci sono circa 34 sanitari positivi su 500 tamponi effettuati. In ogni caso abbiamo 2.200 operatori quindi la percentuale è ancora al di sotto della media italiana. Secondo quanto risulta dalle inchieste epidemiologiche svolte, si tratta di casi che non sono nati in ospedale ma provenienti dall’esterno. Fra i positivi c’è chi è tornato dalla settimana bianca e chi si è infettato da contatti secondari.
Quindi non c’è un focolaio in atto nell’ospedale di Foligno?
No, esatto: fino ad oggi, almeno, i dati epidemiologici ci dicono questo. Si tratta di contagi non riconducibili all’ambito lavorativo, ospedaliero.
Guardiamo ora al futuro: sulle colonne del nostro settimanale si è sviluppato un dibattito sul futuro del San Giovanni Battista: in molti ne temono il depotenziamento.
Guardi, non ci deve essere nessun timore perché c’è bisogno di ospedali. Foligno ha una numerosità di ricoveri ed interventi che sicuramente lo pone tra gli ospedali centrali della rete regionale. Però mi soffermerei più che sulle forze degli ospedali sulla necessità di ricostruire una sanità territoriale che sta tenendo molto, molto bene. Grazie però alla disponibilità di quelle poche unità. Mi riferisco ai medici di Igiene e della Prevenzione, ai medici dei distretti, ai tecnici della Prevenzione, a tutti coloro che oggi stanno lavorando senza sosta, al fine di mantenere attiva la sorveglianza su tutti quei pazienti che abbiamo a domicilio. Sono pochi rispetto al fabbisogno standard. Al di là della questione degli ospedali – che dopo l’emergenza torneranno, per così dire, “di moda” – da Commissario di questa Azienda, che è un’azienda sanitaria di tipo territoriale, mi batterò per ricostruire un territorio che sia efficace, efficiente e con una numerosità di operatori tale da poter affrontare tutte le criticità che ogni tanto vengono alla luce. Su questo una sottolineatura la devo fare perché mi sono reso conto che siamo stati fortunati in tutta la regione grazie alla disponibilità di quei pochi medici che sono sul territorio e che sono al nostro fianco. Negli ospedali – dove il personale non manca – dovremo “fare” l’eccellenza; però dobbiamo impegnarci a costruire anche un buon territorio.
FEDERICA MENGHINELLA