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Coronavirus, giorni decisivi

Da martedì in vigore il nuovo decreto presidenziale #iorestoacasa. Giorni decisivi per l’Umbria, dove ancora non esiste un focolaio endemico e dove la Struttura complessa Malattie Infettive di Perugia si prepara a fronteggiare la settimana più difficile.

La Gazzetta di Foligno esce, questo mercoledì, a un giorno dall’entrata in vigore del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del presidente Giuseppe Conte firmato nella serata dello scorso 9 marzo 2020, recante nuove misure per il contenimento e il contrasto del diffondersi del Coronavirus sull’intero territorio nazionale. “Da oggi ci sarà l’Italia zona protetta, le misure già previste dal Dpcm dello scorso 8 marzo saranno valide sull’intero territorio nazionale”. Così il premier per spiegare che non esistono più in Italia singole ‘zone rosse’ con speciali misure di contenimento del virus; l’intero Paese dovrà sottostare alle medesime restrizioni fino al 3 aprile. Una misura necessaria per bloccare l’avanzata del virus che si ‘nutre’ anche e soprattutto dei contatti fra persone.

LE MISURE DEL DECRETO #iorestoacasa

Queste le misure del nuovo decreto, che Conte ha riassunto nell’espressione #iorestoacasa: vietati gli assembramenti sia all’aperto che nei locali chiusi; stop agli spostamenti salvo comprovate esigenze lavorative e situazioni di necessità: per spostarsi sarà necessaria un’autocertificazione senza la quale si rischierà l’arresto. Scuole chiuse fino al prossimo 3 aprile; blocco di ogni manifestazione sportiva, compresi i campionati di calcio.

“Siamo consapevoli di quanto sia difficile modificare le nostre abitudini – ha detto Conte nel discorso pubblico della sera di lunedì – ma purtroppo non c’è tempo. I numeri ci dicono di una crescita importante dei contagi, dei ricoveri in terapia intensiva e dei decessi. Ai loro cari va la vicinanza di tutti gli italiani. Le nostre abitudini vanno cambiate ora. Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa per il bene dell’Italia, e lo dobbiamo fare subito”.

LA SITUAZIONE EPIDEMICA IN UMBRIA

Come affermato ieri mattina (10 marzo ndr) in Consiglio regionale dall’assessore alla Sanità Luca Coletto “La situazione in Umbria è sotto controllo”; 37 i casi positivi (9 in più in 24 ore) di cui 23 nella provincia di Perugia e 14 in quella di Terni. Dieci i ricoverati (più 4 in un giorno) dei quali due in terapia intensiva nell’Ospedale di Perugia (dato stabile), tre nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Terni e cinque nel reparto di malattie infettive di Perugia. Sono 769 i pazienti in isolamento (di questi 445 nella provincia di Perugia e 324 in quella di Terni); 163 i soggetti usciti dall’isolamento, 256 i tamponi eseguiti. I dati si riferiscono alla mezzanotte del 9 marzo.

IN ARRIVO “LA SETTIMANA PEGGIORE”

“Il reparto – spiega alla Gazzetta di Foligno l’infettivologo Daniele Rosignoli, dirigente medico della Struttura complessa Malattie Infettive di Perugia – sta diventando dedicato ai malati infetti da Coronavirus o presunti tali; stiamo cercando di mandare negli altri reparti tutti gli altri pazienti. Abbiamo messo i doppi turni (un turno attivo e la reperibilità) con uno specializzando sempre presente. Insomma: abbiamo rinforzato la presenza con un evidente aggravio in termini di ore di servizio. In Umbria mentre ci parliamo non esiste un focolaio endemico ma solo casi di ‘importazione’ dalle altre regioni che comunque cominciano a ‘pesare’; ieri abbiamo avuto due malati nuovi, oggi forse ce ne saranno di più. Il trend in Italia è non dico esponenziale ma quasi. Potremo verificare il buon esito delle misure messe in atto dal Governo tra non prima di dieci-dodici giorni”.

Adesso – spiega Rosignoli – ci aspetta la settimana peggiore in termini numerici globali; “in Umbria – afferma – siamo preparati al peggio ma ancora in grado di gestire la criticità per come si sta presentando grazie a Regione, Protezione Civile, medici di malattie infettive e laboratoristi che lavorano senza tregua con una pressione incredibile che sta aumentando e aumenterà ancora”.

TERAPIA INTENSIVA, PRONTI DIECI POSTI LETTO

In che modo ci si prepara al picco epidemico? In Umbria al momento ci sono due malati in appositi box a rianimazione negativa e non c’è ancora necessità di un riassetto. Se però dovesse arrivare un terzo malato, Rosignoli spiega che sarà necessario riorganizzare la struttura a Perugia (al momento l’unica in Umbria per gestire i casi gravi); in questo caso tutti i degenti non Coronavirus saranno deviati verso altre rianimazioni e a Perugia resteranno solo i malati di Coronavirus e in questo modo “il ricircolo di aria interno gestirà tutti i dieci-dodici posti letto disponibili”. “Uno dei due pazienti – dice – speriamo di poterlo estubare presto, visti i segnali di miglioramento. Se dovessimo far fronte ad un incremento massiccio dei malati da rianimazione almeno dieci a Perugia saremmo pronti ad accoglierli subito in terapia intensiva. Con i numeri attuali, non esponenziali (seppur in aumento) riusciremmo a fronteggiare anche i casi gravi”.

Ecco dunque l’importanza di gestire una situazione, come quella umbra, ancora sotto controllo. Perciò delicatissima: “Siamo al confine con la provincia di Pesaro-Urbino – dice Rosignoli – che ha un’endemia all’interno ed è a 30 chilometri da noi; per ora abbiamo solo casi di importazione e se riusciamo a contenere questa situazione riusciremo anche a gestire l’emergenza”. Importante – oggi più che mai – stare tranquilli e seguire le regole.

“LA SALUTE È UN BENE COLLETTIVO E PREZIOSO”

Daniele Rosignoli aveva scritto pochi giorni fa un post su Facebook divenuto molto popolare; un appello accorato a “stare a casa” che anticipava di cinque giorni il decreto Conte #iorestoacasa spiegando come il Sistema sanitario nazionale possa essere in grado di far fronte all’epidemia di Covid-19 solo e soltanto se le misure contenitive imposte, unitamente all’autoregolamentazione della popolazione, saranno in grado di rallentare e abbassare il picco epidemico dilazionando il numero dei malati in un lasso di tempo più ampio e diminuendo la quantità globale di contagiati.

“I posti in terapia intensiva non sono infiniti, i posti in malattie infettive non sono infiniti, i medici di primo intervento e le ambulanze del 118 non sono infinite (soprattutto considerando i costanti tagli che abbiamo subito negli anni). La nostra comunità medica, infermieristica, ausiliaria ospedaliera e territoriale, nel contempo deve curare le meningiti, le endocarditi, gli infarti, gli ictus, le embolie polmonari, le setticemie… i chirurghi devono fare interventi salva vita che necessitano di decorsi post operatori in terapia intensiva… e sto facendo solo alcuni esempi! Capite che la portata del danno della Covid-19 è soprattutto questa: la paralisi totale della nostra capacità di far fronte a patologie che esistono da sempre e che spesso sono urgenze/emergenze (…) Non ci stiamo divertendo con le libertà individuali, non ci sono dietrologie politiche in determinate scelte e non ci sono “allarmi” da fine del mondo: la logica di certe decisioni sono solo ed esclusivamente quelle sovraesposte (…) Tutti noi siamo chiamati a fare la nostra parte: rispettare delle regole non facili ma necessarie, fidarci gli uni degli altri e fidarci dei nostri sanitari, essere tranquilli e mantenere la calma e la serenità (non andate in pronto soccorso con due linee di febbre, non chiedete urlando un tampone perché avete la tosse!). Occorre non pensare, per una volta, solo alla propria salute: questo virus non ci estinguerà, sappiamo già che la maggior parte delle persone guarirà dopo qualche linea di febbre; per una volta, una sola volta, sarebbe bello che tutti capissero che la salute è un bene collettivo, prezioso, un diritto fondamentale – concludeva Rosignoli nel suo messaggio – che deve vederci uniti in questo sforzo e non, tanto per cambiare, spaccati e pronti a fregarsi a vicenda o, peggio, fregare le regole”.

FEDERICA MENGHINELLA

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