Politici al tempo del contagio
Antefatto: nel 1998 c’erano in Italia trentadue super ospedali. Poli di eccellenza biomedica e tecnologica i cui fondi, quell’anno, toccavano i 158,9 milioni; parliamo in euro (fonte: Il Sole 24h, 04-02-2020). Fine dell’antefatto. Non molti giorni fa il portavoce del ministero degli esteri cinese, Geng Shuang (su carica di Xi Jinping, è lecito supporre), ha chiesto all’Italia di non adottare “misure eccessive” riguardanti la chiusura dei voli. L’avesse detto così, in tivvù o per radio, non avrebbe suscitato la mia attenzione. Invece l’ha detto al briefing on line. Fa tutta un’altra scena Briefing on line; vuol dire informazione chirurgica. Il 10 febbraio scorso, alle 09:44 (mica quarantacinque, mica tre quarti!) il mandarino esorta l’Italia a rispettare le indicazioni “autorevoli e professionali dell’Oms”. Di politici entusiasti e volpetti ne abbiamo a sufficienza dei nostri. E non sono pericolosi. Ora poi fanno a gara a mangiare gli involtini primavera e, se non li mangi, vuol dire che sei per l’odio e l’esclusione. Me ne farò la consueta ragione: a me gli involtini primavera non piacciono. Ma come non mi piacciono l’hot-dog, o l’albino Weißwurst. Ordinario come sono si capisce che vado matto per taralli, parmigiana, ravioli e abbacchio. Invece la sindaca sabauda, per non esser da meno dell’hashtag fiorentino, ha appeso la fascia ed è corsa a farsi due spaghi di soia anche lei, assicurando che “essere qui è come essere in un ristorante italiano”. Per lei, signora; io ci farei la fame come in una locanda della Pomerania. Ma non è questo il punto. È questo: dire no al terrorismo psicologico e basta allo sciacallaggio sul coronavirus: parola di sindaco risciacquatore in Arno (fonte: DiRE, 01-02-2020). E da Torino il rinforzino: “Non è il caso di avere paura”. Anzi: “Fatelo anche voi: diciamo no al razzismo” (fonte: Repubblica.it, 03-02-2020). Ma signora, scusi, mi perdoni: se io la cucina cinese proprio non la strozzo, sono razzista?Mi sa di sì, perché pure la sindaca capitolina è andata a pranzo al ristorante cinese all’Esquilino: “Per manifestare il sostegno e la vicinanza a tutta la comunità cinese” (fonte: Il Messaggero. All’Ostiense aveva chiuso la polizia in agosto, ma per le blatte). Perfino il capitano verde si è fatto fotografare con chinese cooking nella stagnola (ma secondo me ha cenato col bollito misto); financo il Codacons, a Reggio Calabria, invece di difendere la ‘nduja dalle raccapriccianti imitazioni newyorkesi, ha organizzato dal dragone il Pranzo contro la paura. Questi sono i politici al tempo del contagio: stupisce il loro approccio scientifico al problema. Altri fanno paura. Uno è Xi Jinping. Uno che in Nepal ha annunciato “corpi maciullati e ossa rotte” a chi volesse togliersi la Cina di dosso (fonte: Asianews.it, 14-10-2019); uno che, promettendo aperture e riforme, ha rinchiuso decine di attivisti in omaggio a Tienanmen; uno col quale la Cina ha segnato, nel 2019, il peggior risultato economico degli ultimi ventisette anni, con diminuzione delle esportazioni del 3,2% su base annua (mentre la peste suina razziava l’1% sulla crescita del pil); uno che, avendo promesso di piantarla con il carbone, costruisce dal 2015 innumerevoli centrali a lignite litantrace e carbon coke (fonte: CoalSwarm, ottobre 2018). Uno che, al politburo, ha definito l’epidemia di coronavirus “un test di prima grandezza per il sistema Cina”. Sempre lì si va; il sistema. Mica la persona; il sistema. Il sistema che fabbrica in dieci giorni l’ospedale, per ficcare sotto al tappeto il tempo sovieticamente perso prima di dire al mondo del nuovo virus. Il sistema, signor portavoce a carica, che non ha mai svelato il numero reale dei decessi nell’influenza del 2009, in realtà di dieci volte superiore a quanto ufficialmente diffuso (fonte: Le Scienze, 28-11-2013).Ma c’è di peggio dei politici ipocriti altrui: i politici ipocriti nostrani. E qui si torna all’antefatto. Nel 2018 i fondi per i super ospedali avevano fatto un passetto a 159 milioni; qualche euro in più di vent’anni prima. Solo che nel frattempo i super ospedali sono passati da trentadue a cinquantuno. Lodi sperticate di tanti politici ai professionisti dello Spallanzani: una retorica scialorroica da far venire l’allergia. Dov’erano questi tetri commedianti quando, già nel 2018, in un’intervista al Tempo, la direttrice generale dello Spallanzani faceva presente che il tariffario regionale per il rimborso delle prestazioni laboratoriali non remunerava per intero nemmeno i costi sostenuti per gli esami? Che lo Spallanzani, in vent’anni, ha visto dimezzati i suoi fondi, lo sanno o no queste mezze cartucce di destra, di sinistra, di oriente e d’occidente? E ancora farfugliano di razzismo, ciangottano di odio, tartagliano di intolleranza? Ma si può tacere, di fronte a questo, mentre la gente soffre e muore?
GUGLIELMO TINI
Non sono, come lei, un appassionato della cucina cinese e, anche se non ho mai fatto la fame in un ristorante cinese in Europa, le assicuro che esattamente questo mi è capitato in Cina. De gustibus…
Non sono nemmeno un tifoso del governo cinese, che ha gestito questa crisi (come altre) nel peggiore dei modi possibili, in particolare censurando e incriminando il medico Li Weinliang, di 33 anni, che aveva avvertito per tempo della minaccia.
I pieni poteri possono essere devastanti.
La questione dei voli è controversa, perché in effetti l’OMS aveva consigliato di non bloccarli per controllarne i passeggeri: questo per evitare che alcuni di essi, eventualmente contagiati, triangolassero su altri aeroporti.
Al momento le indicazioni dell’OMS prescrivono la quarantena per chi ritorna dall’Italia (oltre che dalla Cina, Giappone, ecc.) e sconsigliano viaggi anche privati nelle regioni italiane coinvolte dal contagi. Queste indicazioni sono state recepite anche dalle aziende, pertanto mi sa che quest’anno per me l’abbacchio, la parmigiana e il tartufo dovranno aspettare.
Per giudicare della reazione dei politici, esperti e responsabili in Italia e altrove, personalmente uso il metro del dottor Rieux, il protagonista de La Peste di Camus:
“È un’idea che può far ridere, ma la sola maniera di lottare contro la peste è l’onestà”
“Che cos’è l’onestà?”
“Cosa sia in genere, non lo so; ma nel mio caso, so che consiste nel fare il mio mestiere”
Ecco, si giudichi così il comportamento dei sindaci che vanno al ristorante cinese, di quel presidente della Regione (che è responsabile della sanità) che si mette la maschera sui social e si dichiara in quarantena, di quell’altro che dice che “i cinesi” mangiano topi vivi, di quell’altro che dà disposizioni ai cittadini e al servizio sanitario, della politica che taglia i fondi alla sanità e alla ricerca pubblica, dei medici, dei ricercatori e del personale sanitario che sono da sempre in prima linea.
Giudichiamo chi di questi ha fatto il proprio mestiere. Giudichiamo, e ricordiamocene quando andiamo a votare: i costi della politica possono essere molto alti.