Gianfranco Paglia ospite d’onore all’evento di Folignalità
Con silenzio e attenzione quasi cinquecento ragazzi delle scuole di Foligno lo scorso 8 febbraio hanno riempito l’Auditorium san Domenico in occasione dell’incontro “Lo Sport disabilita la Disabilità”, organizzato dall’associazione Folignalità in collaborazione con “I Cento Comuni” di Spoleto. Un evento di grande successo grazie ai toccanti interventi degli ospiti fra cui la Medaglia d’oro al valor militare colonnello Gianfranco Paglia, coordinatore della Nazionale militare paraolimpica. In battaglia a Mogadiscio fu gravemente ferito alla colonna vertebrale perdendo l’uso delle gambe. Per la sua azione ricevette la medaglia d’oro al valor militare. Nonostante l’invalidità quattro anni dopo tornò a prestare servizio in Bosnia. Lo abbiamo intervistato.
“Nello sport come nella vita bisogna combattere”: così ha detto oggi ai ragazzi, colonnello.
Da militare sono un disabile privilegiato: ho la possibilità di ottenere ciò che serve per avere una vita degna rispetto ad altri che non sono così fortunati. Quindi è giusto spiegare determinate cose ai giovani: se non lo facciamo noi chi dovrebbe? Giro tantissimo nelle scuole e noto che i valori ci sono. I ragazzi hanno bisogno solo che qualcuno li guidi. Ultimamente sono stato in una scuola a Roma in cui c’era un ragazzo in carrozzina. Ho chiesto agli amici che effetto facesse loro vederlo così e mi hanno guardato storto. Per loro era normale! Questo è il risultato più importante da ottenere. Non semplice ma… bisogna farlo.
La sua vita ha ispirato la fiction televisiva Le Ali.
Secondo me la Rai era alla frutta! (ride ndr) Di solito queste cose le fanno post mortem (ride di nuovo ndr). Dopo sei anni di richieste ho detto di sì; mi avrebbe fatto più piacere parlare di quello che è successo, piuttosto che della mia vita però… siamo in Italia e fare un film di guerra non è semplice.
Allora raccontiamo cosa successe.
Era il 2 luglio del 1993 e durante un rastrellamento ci fu un’imboscata. Mi piace evidenziare un aspetto: i miliziani iniziarono a sparare facendosi scudo di donne e bambini e non aprimmo subito il fuoco. Saremmo tornati a casa tutti vivi, ma avremmo fatto una strage e poi avremmo avuto difficoltà a guardarci allo specchio. Abbiamo atteso, abbiamo reagito, e quel giorno purtroppo ci furono 3 morti e 22 feriti. Io sono stato fortunato.
Che passò nella sua mente in quei momenti?
Nulla: la mia, la nostra, è una scelta. Chi decide di entrare nelle Forze dell’Ordine rischia la vita tutti i giorni per garantire sicurezza a chi non conosce. Questo non significa essere migliori di altri. È solo una scelta di vita.
FEDERICA MENGHINELLA