Carnevale in pasticceria
Entro da Merendoni. Mentre punto lo sguardo sui cannoli alla crema della pasticceria m’accorgo della presenza di un mio contatto. Oggi i rapporti umani si misurano in “contatti”. Capelli fluenti sfumati d’argento e di viola, tacchi vertiginosi, scarpe pitonate in similpelle che lasciano scoperti gli alluci valghi, negazione di ogni poesia. L’effetto d’insieme si discosta da quello descritto da Guido Gozzano ne “Le Golose”. Mi sorride mentre sugge il cornetto da un lato prestando accortezze a che la crema non le sfugga dall’altro. Dice che siamo amici su Instagram, bacchettandomi pubblicamente perché non ricambio i suoi “like”. I “like”, termine chiave dell’edonismo digitale, della filosofia morale che serpeggia sui social. Mando giù di fretta una frappa e rinunciando alla castagnola esco come un razzo. Mi domando come il Poeta potesse essere “innamorato di tutte le signore che mangiano le paste nelle confetterie”.
GIOVANNI PICUTI