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Diga ‘turistica’ di Acciano, la grande beffa per i cittadini dell’Ati3

Dopo l’articolo pubblicato nel mese di dicembre dalla “Gazzetta di Foligno” dal titolo “La Guerra dell’acqua tra Foligno e Perugia. Una storia che parte da lontano” il consigliere regionale Andrea Fora ha presentato al presidente dell’assemblea legislativa regionale una interrogazione a risposta immediata avente ad oggetto: “Ripristino Diga di Acciano”.

Nel corso della sessione “Question time” della seduta del 28 gennaio 2020 l’assessore Roberto Morroni ha fornito alcune risposte ai quesiti formulati dal Consigliere Fora.

Per comprendere appieno l’annosa vicenda è opportuno un breve riepilogo, partendo ovviamente dal lontano 1955, anno in cui è stato redatto il disciplinare nel quale furono stabilite le condizioni per i prelievi in favore degli utenti del perugino, dalle sorgenti di Bagnara e San Giovenale; prelievi autorizzati con DPR n.1771 del 9/12/1955.

Con tale disciplinare il Consorzio dei comuni del perugino, CONAP (oggi Umbria Acque, quale gestore del SII per l’ATI1) si era impegnato a restituire al Topino una portata continuativa di 95 l/s per il periodo di 100 giorni (dal 22 maggio al 31 agosto) a fronte di un prelievo giornaliero continuativo che doveva essere limitato a 75 l/s.

Tralasciando gli aspetti squisitamente tecnici ci si limita a ricordare che il prof. Arredi, progettista incaricato da CONAP, aveva valutato in 1.710.000 mc il volume lordo del bacino, perché a seguito delle inevitabili perdite il volume di reintegro non poteva essere inferiore a 815.000 mc. Cifra che rappresenta il volume netto di acqua che deve essere rilasciato nei 100 giorni con una portata costante di 95 l/s.

Per non dimenticare: nel corso degli anni CONAP ha prelevato ben oltre i limiti di concessione e il bacino di Acciano (costruito da CONAP grazie a sostanziosi contributi statali e regionali) è stato riempito solo a metà e mai collaudato definitivamente; insomma: non ha mai svolto la funzione di reintegro per la quale era stato concepito.

Dopo il sisma del 1997 la diga di Acciano è stata precauzionalmente svuotata e la storia sembrava dover finire.

Invece nell’agosto 2006 la soc. Cesi di Milano (incaricata da CONAP) ha presentato lo studio di fattibilità per un intervento di ridimensionamento, con conseguente declassamento della diga e una spesa limitata a 2.084100 € per una capacità di accumulo di soli 650.000 mc (pari al 38% del volume necessario valutato dal prof. Arredi). In contrasto, quindi, con il disciplinare e con il DPR del 1955, ed assolutamente insufficiente a reintegrare il fiume Topino, considerato anche che, nel frattempo, i prelievi sono raddoppiati.

Nonostante ciò le amministrazioni della Regione e dei Comuni appartenenti all’ATI3 (Ambito Territoriale Integrato), non solo hanno condiviso la scelta ma hanno deciso, nel 2011, di farsi carico di eseguire i lavori di ridimensionamento della diga, tramite l’ATI3.

Quindi il bacino di Acciano è stato declassato da grande a piccola diga, il progetto, commissionato da ATI 3, è stato portato a compimento ed a breve si procederà all’invaso sperimentale, preliminare al collaudo definitivo, come annunciato dall’assessore Morroni, nel suo intervento.

La storia non finisce qui: CONAP, che si era sbarazzata degli oneri del ridimensionamento della diga (tanto i prelievi continuavano), ha deciso di liberarsi anche della sua gestione e, soprattutto, dei relativi costi che sin dal 1955 erano stati posti a carico degli utenti dei Comuni del perugino, consorziati in CONAP.

In questo senso l’assemblea di CONAP nel 2013 ha deliberato di affidare, in concessione d’uso, la diga di Acciano al Comune di Nocera Umbra. È stato quindi approvato il relativo schema di convenzione e dato mandato al presidente FF dell’ATI3 (Mismetti) e al Sindaco di Nocera (Bontempi) di “Concordare con CONAP srl eventuali modifiche e integrazioni che si rendessero necessarie”.

Nell’atto di ATI 3 n. 22/2013 l’affidamento in uso della diga e del relativo bacino, viene “giustificato” dalla richiesta del Comune di Nocera Umbra che “Intende gestire e valorizzare la infrastruttura una volta ultimati i lavori, per finalità turistiche, ricreative” (ovvero pesca sportiva, canottaggio ecc.). All’esito delle trattative svolte dai delegati di ATI3 (Mismetti e Bontempi) con CONAP, l’atto di concessione viene approvato dal Comune di Nocera Umbra con atto consiliare n.9 del 26/2/2016 e sottoscritto il 7/3/2016.

L’uso turistico – di cui l’assessore Morroni, non ha fatto cenno nel corso del suo intervento in aula – è però manifestamente incompatibile con la funzione di reintegro prescritta con il disciplinare rep. 4861/1955 e con DPR 1771/1955, considerato che il bacino dovrà essere vuotato tra il 22 maggio e il 31 agosto di ogni anno per poter fisicamente reintegrare la portata del Topino.

Ma i cittadini di Foligno e di tutti i Comuni appartenenti all’ATI3, sono a conoscenza che si dovranno fare carico (con la tariffa idrica) di tutti i costi di completamento della diga, riattivazione del bacino, gestione di tutte le opere, manutenzione ordinaria e straordinaria di tutti i manufatti, sorveglianza continuativa delle opere, oneri che il disciplinare e il DPR del 1955 avevano giustamente posto a carico dei soggetti che beneficiavano dei prelievi idrici, ovvero di CONAP, ovvero degli utenti del perugino?

E soprattutto la “piccola diga”, con finalità turistiche e ricreative, potrà reintegrare il fiume Topino così come previsto nel 1955? Nel frattempo i prelievi del perugino a quanto ammontano?

L’autorità demandata ai controlli, ovvero il Servizio Risorse Idriche e Rischio Idraulico della Regione Umbria, è in grado di fornire esaustive risposte ai cittadini del folignate?

STEFANIA FILIPPONI

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