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Disturbi d’ansia, la situazione a Foligno. “Ci dimentichiamo della dimensione umana”

I dati sono stati presi dal Pronto Soccorso dell’ospedale di Foligno. Vengono considerate le crisi date dall’ansia e gli attacchi di panico, entrambi i casi rientrano nella categoria dei disturbi d’ansia. I dati occupano il periodo 2016-2019 e prendono in considerazione due fasce di età giovanili: 12-20 e 21-30. I dati interessano solo coloro che si sono rivolti al Pronto Soccorso. Quindi, è escluso dalla statistica chi si è rivolto direttamente ai Servizi Territoriali o al medico di famiglia.

La Gazzetta ha intervistato lo psichiatra Ivano Cenci dell’ospedale di Foligno per commentare questi dati e rispondere ad alcune questioni sui disturbi d’ansia.

Dottor Cenci può commentare questi dati?

È sempre difficile commentare dati e numeri. I disturbi d’ansia possono essere presi come “evento sentinella”, un epifenomeno, la punta dell’iceberg di problematiche profonde. A mio parere potrebbe essere utile una valutazione periodica da confrontare con variabili sociali.

Dottor Cenci, può darci una definizione di ansia?

L’ansia è una sindrome psichiatrica. Viene descritta come un “penoso sentimento d’attesa” per un evento imminente o immaginario che causa preoccupazione nella persona. Per comprendere l’ansia possiamo descrivere la reazione di fuga di fronte ad un “pericolo”: le pupille si dilatano, si ha la sensazione di avere le orecchie otturate, tachicardia, nodo in gola, aumento dell’attività respiratoria, contrazione dei muscoli. È una reazione fisiologica istantanea che si innesca per permetterci di scampare una minaccia. Questa reazione viene gestita a livello ormonale attraverso una scarica di adrenalina. La reazione di fuga così come l’ansia non sono controllate dalla corteccia cerebrale, ovvero dalla nostra parte razionale.

Quindi l’ansia è sempre legata ad un evento che la scatena?

Non necessariamente. L’uomo può avere ansia anche per un evento che pensiamo possa accadere, oppure è ansioso ma non sa il perché. L’uomo ha una struttura biologica simile a quella di molti altri animali, che è essenziale per adattarsi all’ambiente esterno.

A cosa serve l’ansia?

Nella psicologia comparata, vengono studiati i livelli di ansia nelle madri di cuccioli di topi. La mamma-topo ansiosa è quello che “ipercontrolla” la prole, garantendo a questi una maggiore chance di sopravvivenza. Tuttavia, i figli della mamma-topo ansiosa avranno più difficoltà ad entrare in relazione con l’ambiente esterno. La prole è stata “iperprotetta” ma a scapito del loro deficit nell’entrare in relazione con gli altri. La stessa cosa può accadere anche negli esseri umani. Dal punto di vista evolutivo, le strutture cerebrali delle persone con un comportamento ansioso garantiscono una maggiore sopravvivenza.

Perciò l’ansia non è una patologia?

Diciamo che il comportamento ansioso può diventare una patologia. Quella che noi chiamiamo ansia è un’evoluzione patologica di meccanismi intrinseci dell’essere umano. Il nostro cervello ha sviluppato nell’evoluzione delle strutture adibite alle reazioni ansiose, le quali, però, sono protettive. Queste reazioni diventano patologiche quando non ci permettono più di relazionarci con l’ambiente esterno. L’ansia è un meccanismo fisiologico di protezione, come può essere la tosse, che può divenire patologia quando perde la sua funzione fisiologica.

Quando?

Diventa patologia quando, ad esempio, un ambiente stressante sovra-stimola i circuiti fisiologici delegati all’ansia. Inoltre diventa patologia quando si assumono delle sostanze che sovra-stimolano i circuiti dell’ansia: caffeina, bevande eccitanti, alcol, cannabis. A volte, l’attacco di panico è generato dal primo uso della cannabis, la quale comporta un’intossicazione cerebrale.

Qual è il collegamento fra l’ansia e l’attacco di panico?

C’è una classificazione precisa dei disturbi d’ansia: attacco di panico, disturbo d’ansia generalizzato, fobie, disturbo post-traumatico da stress. L’attacco di panico è molto violento, in genere arriva all’improvviso e può comportare sintomi come la de-personalizzazione e de-realizzazione del paziente. L’attacco di panico può generare una sensazione di morte imminente nel paziente. Di seguito, il paziente può soffrire anche di agorafobia e quindi isolarsi dal mondo esterno.

Quali sono le cause dei disturbi d’ansia?

Le cause sono da ritrovare nell’ambiente in cui viviamo. Ad esempio, i ritmi frenetici, violenti e stressanti di lavoro producono una continua situazione di tensione. Dal punto di vista biologico, è come se si avessero sempre attivi i circuiti della reazione di fuga. L’uomo può essere paragonato ad una macchina composta da circuiti, se questi vengono sovraccaricati possono provocare dei disturbi d’ansia. Oggi, viene dimenticata sempre di più la dimensione umana: il tempo dedicato all’uomo viene considerato “tempo perso”. Nelle Scritture, Gesù frusta i mercati del tempio poiché si sono messi al centro del tempio. Al centro ci deve essere, invece, Dio e quindi l’uomo. L’economia ed il profitto non possono prendere il posto dell’uomo.

Invece quali possono essere le cause nei giovani?

Fra i giovanissimi c’è un vastissimo uso della cannabis, la quale viene sottovalutata. Tra l’altro, questa viene spesso modificata geneticamente e mischiata con altri prodotti molto nocivi per la salute. Comunque sia, a mio parere, il problema primario è la mancanza di relazioni tra giovani e genitori. Questa lacuna può generare degli individui sempre più fragili, i quali rischiano di sviluppare in futuro dei disturbi d’ansia. La gestione dell’ansia non si può affrontare guardando uno smartphone, c’è bisogno della presenza di un genitore, di una carezza o di un abbraccio ripetuti più e più volte.

Qual è il percorso di cura di un paziente con disturbi d’ansia che si presenta in ospedale?

Una volta effettuata la diagnosi del disturbo d’ansia, se è un adulto gli viene sottoposta una prima terapia e successivamente l’indicazione di proseguire le cure presso il Centro di Salute Mentale di Foligno. Per i minori, invece, c’è un altro servizio apposito comunque afferente ai Servizi Territoriali. Generalmente, a primo impatto l’ansia viene trattata farmacologicamente e, in seguito, si procede con un trattamento terapeutico più complesso. Spesso, faccio l’esempio del mal di schiena: prima si affronta il sintomo con un antidolorifico e poi si procede con il trattamento fisioterapico per curare il problema.

Come prevenire il verificarsi dei fenomeni d’ansia?

A mio parere, esiste una prevenzione sociale/primaria. Questa consiste nel costruire un mondo a misura di bambini ed adolescenti. Un mondo che prediliga la relazione madre-figlio e poi genitori-figlio. L’adulto deve essere presente fisicamente per il bambino. Bisogna evitare i “surrogati” genitoriali come la TV e gli smartphone. Inoltre, bisogna evitare di abituare il bambino ai surrogati chimici come caffeina o integratori. Per di più, occorre prevenire la diffusione ed il consumo di cannabis tra i giovanissimi. Va rimosso inoltre lo stigma sui disturbi d’ansia e sui disturbi mentali più in generale. Dietro tutto ciò che non si conosce c’è uno stigma, si tende a pensare che chi ha un disturbo d’ansia sia colpevole del proprio disagio. Va modificato il punto di vista: non sono le persone a non essere “adeguate” ma è il sistema sociale a non essere più a misura d’uomo.

GIACOMO TONI

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