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Allarme pm10 a Foligno

A Foligno è di nuovo emergenza pm10. Il 2020 è iniziato nel peggiore dei modi, registrando già cinque sforamenti del limite massimo di 50 microgrammi per metro cubo. Il presidente di Legambiente Marco Novelli, contattato telefonicamente, ha definito così la problematica folignate: “È una situazione cronica, sempre al limite. Sono sufficienti pochi giorni in cui non piove per far sì che si superi il tetto massimo previsto. Foligno è una piccola città senza industrie pesanti, se la situazione è questa la colpa è del mancato interesse della classe politica”. Infatti, Foligno è una città che ha sempre più cemento e meno spazi verdi. Inoltre solo negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti con la costruzione di alcune piste ciclabili. Ciò che è mancato è stato un disegno di lungo periodo che mettesse a disposizione della città la possibilità di usufruire della circolazione alternativa, ovvero piste ciclabili e pedonali. Tuttavia, non è solamente il traffico la causa dell’emissione di polveri sottili. Uno studio del Politecnico di Milano, rilanciato da La Nazione, afferma che a Perugia i veicoli incidono sulle polveri sottili solo per il 2%, mentre il restante 98% è dato dagli impianti di riscaldamento a legna o a metano. A tal proposito, Novelli ha affermato: “La situazione varia da città a città. A Perugia a causa di una diversa morfologia urbana, della presenza di più spazi verdi e della posizione in una zona più alta e ventosa, il traffico non è il maggior problema in merito alle polveri sottili. A Foligno il riscaldamento contribuisce per più del 30% alle emissioni di pm10, mentre il traffico è la seconda causa. Trovandoci in un’area di pianura e poco ventosa abbiamo uno scarso ricambio d’aria”. La contaminazione dell’aria, stando a quanto dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è “il nuovo tabacco”: il solo respirare uccide 7 milioni di persone l’anno e provoca danni a miliardi di altre. In un recente articolo del The Guardian si evidenzia che l’inquinamento dell’aria, oltre a nuocere ai polmoni, provoca danni alla salute mentale che possono riscontrarsi in casi di demenza, disordini mentali e depressione. Nell’articolo si legge: “Le persone esposte ad un aumento di 10 microgrammi per metro cubo del livello delle pm2.5 per un anno o più, hanno il 10% di rischio in più di cadere in depressione”. Gli effetti negativi delle pm10 e pm2.5 sono molteplici, in ogni caso la soluzione caldeggiata da Novelli è semplice: piantare più alberi e gestire in modo più sostenibile il traffico delle scuole e delle aziende.

GIACOMO TONI

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