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Destrieri in fuga

Foligno, viale Cesare Battisti. Tre magnifici cavalli bianchi stanno tentando di portare via quel fabbricato che vedete nella foto. Sono belli e forti. Ce la mettono tutta. Solo che spostare un edificio che ha delle solide fondamenta non è cosa facile. Il primo cavallo ha la criniera sciolta. Negli altri due, invece, essa è mirabilmente intrecciata. Tutti e tre provano ad andare verso Nord con quell’enorme peso sui fianchi. Il motivo della loro scelta bisognerebbe chiederlo all’autore di questo stupendo esempio di street art.

Forse andare in quella direzione può vuole dire: a Nord c’è la possibilità di trovare ampi spazi, compresi quelli della mente. Ma loro sono animali: è difficile che abbiano un’anima. Una seconda possibilità è quella legata alla ricerca di immensi campi verdi, pieni di cose buone da mangiare, perlomeno nel periodo estivo. In entrambi i casi, quel che conta è la voglia di muoversi per osservare nuovi orizzonti. Questo è certo. Ed ora la domanda sorge spontanea: se è così, perché portarsi dietro un così pesante fardello? I cavalli selvaggi (e questi lo sono) non hanno bisogno di vestigia umane per essere liberi. Bel rompicapo.

Per tentare di risolverlo mi è venuto in mente il dubbio di un ragazzo americano, Holden Caulfield. Io abito a New York, e pensavo al laghetto di Central Park, vicino a Central Park South. Chi sa se quando arrivavo a casa l’avrei trovato gelato, mi domandavo, e se era gelato, dove andavano le anitre? Chi sa dove andavano le anitre quando il laghetto era tutto gelato e col ghiaccio sopra. Chi sa se qualcuno andava a prenderle con un camion per portarle allo zoo o vattelappesca dove. O se volavano via. Il giovane Holden, tanti anni fa, pensava alle anitre vere che lui guardava nuotare allegramente durante le calde stagioni. I cavalli della nostra città, al contrario, sono verniciati sopra un muro e, almeno in apparenza, privi di vita. Quando passo lungo viale Cesare Battisti li vedo ancora fermi ai loro posti. Il collo allungato per un innato tentativo di galoppo. La bocca aperta così da prendere aria in grande quantità. Chissà se ce la faranno ad uscire da sé stessi, togliersi la vernice dal corpo, per consegnarsi alla realtà equestre che tutti noi conosciamo.

Ora siamo a novembre. Il clima non è ancora freddo. Se riusciranno nell’impresa, prima che il ghiaccio ricopra i verdi pascoli del Nord, potranno brucare la tenera erba che a loro piace tanto. In tal caso, Foligno avrà tre affreschi in meno da ammirare. Pazienza.

LUCIO TIBERI

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