71485613_668713670288912_8754337113933086720_n - Copia

Campi container nel degrado

A 22 anni dal sisma del 1997 il Consiglio Comunale di Foligno ha elogiato, all’unanimità, la gestione dell’emergenza e tutte le fasi successive, da parte dell’allora maggioranza di centro sinistra. In verità qualcosa da rivedere e, purtroppo, da rifare, in materia di emergenza, ci sarebbe. Il PD ha tutto l’interesse ad evidenziare solo i meriti del passato, omettendo “colpe e responsabilità”. E la “nuova maggioranza”? Non pervenuta. Dopo anni di opposizione sembra ignorare la situazione di degrado in cui versano talune zone, per la precisione i campi container, ovvero le aree di prima emergenza che, per legge, devono essere mantenute sempre efficienti e pronte a fornire accoglienza e assistenza alla popolazione, in caso di calamità.

Una breve premessa: il territorio nazionale è classificato in quattro categorie sismiche, a diversa severità; la “zona 1” è quella più pericolosa e vi sono compresi 725 comuni, tra cui il Comune di Foligno, che è anche la sede operativa, per l’Umbria, del Servizio di Protezione Civile.

A seguito dell’evento sismico del 1997 nel territorio folignate sono state reperite, inizialmente, 80 aree, ove svolgere attività di soccorso e di ricovero e si è provveduto ad urbanizzarle e dotarle dei servizi essenziali; in alcuni campi, sono, poi, stati installati i prefabbricati in legno. Superata l’emergenza alcune aree sono state restituite ai proprietari. Quella di Via degli Anastasi è attualmente gestita dalla Regione Umbria per “stoccaggio moduli”; in Via Campagnola vi è stata realizzata la stazione ecologica e il “camper service”, infine, alcune, sono state adibite a parcheggio.

A giugno 2013 risultavano presenti nel territorio comunale 35 aree, che dovrebbero essere, per legge, completamente urbanizzate, attrezzate e pronte per la prima emergenza.

Dal 2006 la manutenzione ordinaria e straordinaria dei villaggi è stata affidata alla FILS; a seguito della messa in liquidazione della partecipata, il servizio di global service manutentivo delle aree di emergenza (casette di legno) è stato aggiudicato alla Ditta Consorzio Artigiani Romagnoli Soc. Coop per il triennio 2018/2020 con un costo di € 633.000,00. Allo stato risulta che nessuna ditta si occupa della manutenzione delle aree di prima emergenza, ove eventualmente collocare i container. Se oggi si verificasse una situazione emergenziale (che può essere considerata paradossalmente normale in una zona altamente sismica) il Comune di Foligno è in grado di poter fornire immediate ed efficienti risposte ai cittadini? Ci sono strutture efficienti per accogliere la popolazione?

La risposta è NO. La maggior parte dei campi container è in completo stato di abbandono e, in caso di terremoto, occorrerebbe effettuare, ex novo, tutte le opere di urbanizzazione. Domenica mattina, con un amico, che si è rivelato una guida eccezionale, abbiamo visitato alcune aree per renderci conto della situazione. Quello che abbiamo visto è addirittura raccapricciante. Sterpete è sicuramente uno dei campi più estesi, se non il più grande: uno dei due ingressi è completamente ostruito da terra e rifiuti, tutte le piazzole sono coperte da vegetazione, rovi, sterpaglie; i pioppi sono cresciuti rigogliosi là dove dovrebbero essere istallati i moduli abitativi; i pozzetti sono ormai inutilizzabili, pieni d’acqua e privi dei necessari allacci.

Identica situazione, con poche varianti a S. Eraclio: una recente recinzione ne impedisce l’accesso, ma il degrado, all’interno, è pressoché identico, una folta selva priva di servizi e di allacci.

Migliore è lo stato dei campi prospicienti le aree ove sono istallate le “casette di legno” , alcune delle quali sono state concesse in locazione a dei cittadini che provvedono alla loro manutenzione; a Scopoli, ad esempio, diversamente da altre zone, è stato anche effettuato il taglio dell’erba, seppur in maniera approssimativa; ci sono i pali per la pubblica illuminazione e sono presenti le cisterne antincendio, che, si auspica siano funzionanti. Delle 12 aree “visitate”, una menzione speciale merita il campo container di Rasiglia, che risulta difficile persino da identificare.

Nella Frazione, per far fronte all’elevato numero di turisti è stato adibito a parcheggio anche il “campo di calcio”, ancora dotato di porte; accanto, in bella mostra, i miseri resti di quello che doveva essere uno spogliatoio. Più in alto c’era, una volta, il campo container, ora ci sono solo rovi, sterpaglie, alberi ed è persino pericoloso “entrarci”, perché si rischia di cadere in un pozzetto privo di copertura, che è ormai diventato una insidia occulta perché nascosto da fogliame.

Conclusione: abbiamo speso soldi dei cittadini per attrezzare ed urbanizzare le aree di prima emergenza, che l’assenza di manutenzione, ordinaria e straordinaria, ha reso completamente inutilizzabili. Altro che elogi, occorre individuare i responsabili ed addebitare loro tutti i costi.

STEFANIA FILIPPONI

0 shares

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Skip to content