In difesa di Zuccarini
È esplosa sui social una vivacissima polemica sull’assenza del sindaco alla Quintana di settembre. In verità Stefano Zuccarini si era preoccupato di avvertire come non si trattasse di uno sgarbo all’evento – peraltro dalla sua Giunta particolarmente apprezzato e sostenuto – quanto di un impegno preso precedentemente per partecipare ai campionati italiani di volo a vela, ovvero ad una prova ancora più significativa per chi, come lui, è costretto a muoversi su una sedia a rotelle.
Pur non avendolo votato, voglio esprimere in questa occasione tutta la mia solidarietà a Zuccarini, magari approfittando del caso per sottoporre ai lettori qualche idea sull’identità della città e su chi o che cosa ne rappresenti efficacemente l’immagine. Nei lunghi secoli passati, e in alcune propaggini arrivate oltre la metà del Novecento, Foligno è stata città di commerci, di fabbriche lungo i suoi corsi d’acqua, di proprietari terrieri e di ortolani, facilitata dall’essere un “quadrivio” tra le strade Flaminia, Lauretana, Perugina e Tuderte. Poi, giusto nel Novecento, essa diviene anche città industriale, nell’agro-alimentare (lo Zuccherificio), nella meccanica (le Grandi Officine di Riparazione delle Ferrovie dello Stato, l’Ausa-Macchi), per il prestigioso Istituto Tecnico Industriale. Oggi, di tale tradizione restano pur sempre di rilievo le aziende del polo della meccanica fine (l’Umbra Group, l’Oma Aerospace Group, l’NCM e tante imprese collegate); e se nell’alimentare non c’è più lo Zuccherificio, sono decollate splendide cantine vitivinicole sulle colline verso Montefalco e altrettanti pregevoli oleifici. Di fronte a questo panorama è difficile non riconoscere che Foligno sia “strutturalmente” – e in primo luogo – città di produzione e di scambi.
Nutrendosi giustamente la gente anche di rappresentazioni simboliche (si pensi ad Assisi e a San Francesco, a Gubbio e ai Ceri, a Norcia e a San Benedetto, per non parlare del capoluogo che si è inventato Perugia 1416), anche Foligno ha pensato bene di ricercare nella storia le sue radici religiose e le sue bandiere di rappresentanza. Così la Chiesa locale non manca di ricordare che Foligno è la “Civitas Sancti Feliciani”, perché il suo nucleo storico sarebbe sorto (anche se le fonti oscillano tra realtà e leggenda) intorno al sepolcro del Santo Patrono (metà del III secolo). Una primazia che la Chiesa rivendica anche in virtù dell’altra grande Santa, Angela, vissuta tra il 1248 e il 1309, che, aggiungendosi a San Feliciano, fa sì che il mese di gennaio di ogni anno, dal 4 al 24, sia il mese festivo per eccellenza di tutti i Folignati. Poi, molto dopo (siamo nel 1946) è arrivata la Quintana: una manifestazione in cui, in origine, i ceti benestanti e borghesi provano a rivendicare la continuità storica di una tradizione cittadina rispetto alle pretese dei comunisti di far ripartire la storia dalla resistenza. Dopo il 1980 la Quintana è effettivamente diventata una festa senza connotazioni di classe.
Una bellissima manifestazione, per la ricchezza dei costumi, i brividi della giostra, ma soprattutto la passione generosa dei contradaioli. Tutto ok, dunque? Sì, ma con un però. Se tutte le cose scritte sopra sono fondate, Foligno non può essere rappresentata da una sola immagine. Perché Foligno sono “anche” i suoi imprenditori e i suoi commercianti; la sua Chiesa e i suoi Santi; le sue scuole e i suoi ferrovieri. Insieme al resto, Foligno è “anche” la Quintana. Dire pertanto che “la Quintana è Foligno e Foligno è la Quintana”, è una pretesa impropria, perché oggettivamente riduttiva e soprattutto non vera. Quanto a Stefano Zuccarini, auguri per le sue (e le nostre) sfide.
ROBERTO SEGATORI