Generi alimentari
Entro e vedo la commessa seduta dietro il bancone con l’aria svagata di chi sta risolvendo parole incrociate in un disordine giovanile e odoroso, che sei mesi prima le era parso rifugio nel prezioso impiego. Il proprietario in camice bianco sta riordinando una teca di mortadelle, salami, salsicce e formaggi stagionati. Alla cassa troneggia la moglie, il cui corpo opulento e abbandonato in pieghe molli straborda dalla seggiola. Mi dice con tristezza sorridente: “Avvocà finalmente s’è deciso a fare la spesa da noi”. Le rispondo che di solito ci pensa mia moglie, che per comodità di parcheggio frequenta un grande supermercato di periferia. E lei, caustica: “Tra poco sarà ancora più periferico e più grande”. Mi mortifico. Boccaccia mia statti zitta. La donna m’investe con lo sguardo colmo di un’infinità di sfumature, che stanno a significare la tenerezza, il disprezzo, la condiscendenza, il rammarico e l’amara ironia per una sorte che poteva essere diversa. Per scusarmi – anche a nome di chi si dovrebbe far perdonare – faccio spesa per una caserma. Porto a casa di tutto, pure due etti di coppa regalati: “Provi quant’è bona, ancora la fa mio cugino di Corvia”, dice l’uomo col camice bianco. Piccole disfatte da centro storico, tetraggini disarmanti che vale la pena raccontare.
GIOVANNI PICUTI
Sotto questo racconto ce la pubblicità della coop ………….!la madre di tutti i super mostri..cati