Il perdente è umano, genuino e ribelle. La band folignate Il Gigante pubblica il primo album
Daniele Benincasa al microfono, Simone Giacomucci e Marco Mariotti alla chitarra elettrica, Samuele Settimi al basso e Giacomo Ciancaleoni alla batteria: questi i nomi dei giovani componenti della band umbra Il Gigante, vittoriosa nel 2017 al festival musicale Arezzo Wave (vittoria valsa la pubblicazione dell’EP ‘Stomp’) e reduce da numerose esperienze di musica dal vivo, su tutte l’apertura dello Strozza Music Fest 2017. A due anni di distanza dal primo successo, Il 15 gennaio 2019 il Gigante pubblica il primo Album dal titolo ‘La Rivolta del Perdente’. Sabato 19 gennaio, il gruppo ha suonato al Supersonic Music Club a Foligno in occasione della presentazione dell’album, ottenendo un largo successo di pubblico.
Il Gigante non è sempre stato tale. Com’è cominciato tutto?
Come Il Gigante nasciamo a fine 2016, ma in realtà suoniamo insieme da 8 anni. Nel 2010 avevamo fondato gli Sluggish Tramps, gruppo nato da una pura pulsione giovanile, un progetto cantato sia in italiano che in inglese; facevamo country, rock, alternative rock ecc., è stata una parentesi di puro sfogo creativo e a 20 anni è normale. Poi cresci, gli interessi cambiano e si matura. Nel 2016 abbiamo concretizzato la nostra idea di musica e dando un giro di vite ad alcune cose siamo diventati Il Gigante. Cantiamo in italiano e dopo anni ad arrovellarci abbiamo dato al nostro genere il nome di Spaghetti Stoner, rilettura italiana di un prodotto inglese.
La Rivolta del Perdente, un titolo forte per un messaggio che lo è altrettanto.
Il perdente è quella persona che non si trova a suo agio nella società consumistica di oggi, che ti obbliga a essere perfetto e a non mostrare mai le tue debolezze. In un mondo che ci vuole squali, il perdente è una persona vera, genuina, con le sue vittorie ma anche le sue cadute. Sui social non c’è nessuno che metta a nudo le proprie difficoltà se non per protagonismo e questo ci fa capire che qualcosa non va. All’album abbiamo premesso l’uscita di un pezzo più settoriale, ‘Allora suona tu’, al quale teniamo molto perché dà voce a quei tanti artisti che come noi non sono grandi star e si ritrovano dopo un concerto a dover ascoltare sentenze sputate da chi molto spesso non ne ha titolo: “Siete stati carini ma forse dovreste… e allora suona tu!”. Il musicista cerca di essere se stesso rispetto a quello che la gente vorrebbe che fosse; questo singolo è una presa di posizione, a ribadire l’importanza di fare musica secondo la propria sensibilità.
Il concerto di sabato ha di fatto lanciato l’album. Come avete vissuto l’esperienza?
È stato una bomba. Abbiamo suonato al Supersonic Music Club e c’è stata una grande risposta da parte del pubblico. Ci siamo sinceramente divertiti. Un inizio di fuoco ci ha dimostrato che evidentemente abbiamo fatto qualcosa che funziona. Al concerto evento erano schierati in prima fila la nostra etichetta discografica, il JAP Records, nelle persone di Andrea Spigarelli e Roberto Mencarelli, ed Enrico Zoi della Bluedot Productions, che ha registrato i pezzi per noi. I primi passi dell’album sono stati concepiti e portati avanti insieme a loro e non possiamo non ringraziarli.
Dove vi proietta l’ultimo successo?
Guardiamo alle prossime date, ancora in fase di programmazione; quando saranno pronte le annunceremo sulle nostre pagine social. Contiamo di suonare il più possibile, fare nuove esperienze, tutto qui. Ovviamente l’ambizione è quella di un palco nazionale; abbiamo ampiamente calcato il territorio locale e non ci stancheremo di farlo, ma il sogno rimane quello di portare a più persone possibile il messaggio che suoniamo. Vogliamo dare la nostra personale buona novella e pensiamo che in questo momento storico il nostro sia un messaggio importante. Quando non avremo nulla da dire passeremo alla musica Trap (ridono).
Per concludere, che dritta dareste a una band alle prime armi?
Un consiglio? Non fate cover band. La musica è fatta di creatività e se sei un musicista hai il dovere di essere creativo. Non ha senso limitarsi a copiare cose già fatte, ma se decidete di farlo cercate almeno di non darvi un tono.
VITTORIO BITTI