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Reddito di figliolanza e la rivolta dei bamboccioni

Il 4 ottobre 2007 il compianto Tommaso Padoa-Schioppa, economista ed ex ministro delle Finanze nell’ultimo governo Prodi, in un’audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato disse: «Mandiamo i bamboccioni fuori di casa. Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi». Scatenò un putiferio di reazioni. Dopo 11 anni si sta scatenando la rivolta dei ragazzini che ora chiedono il ‘reddito di figliolanza’.

Adesso basta con la misera paghetta di papà – dice il leader Giovannino Senzasoldi -. Con quei pochi miseri euro a settimana non ci possiamo permettere nemmeno di comprare una pizza con la cipolla, figuriamoci se possiamo acquistare le schede per il Nintendo o per la Playstation. Chiediamo al Governo il reddito di figliolanza, una cifra equa che ci possa permettere di stare seduti comodi sul divano e giocare a Fifa 19, Dragon Quest e Vampyr. Non solo. Abbiamo anche bisogno di scaricare sui nostri telefonini le migliori canzoni dei nostri idoli rapper che, come si sa, non costano come i bruscolini. Inoltre vogliamo che questo incentivo economico possa servire all’acquisto di pistole e mitragliette, ovviamente dotate di tappo rosso, per allenarci a sparare contro i delinquenti quando saremo grandi”. Ma a questa protesta si aggiunge quella dei ‘bamboccioni’ che a questo punto chiedono la pensione di ‘anzianità’ per essere stati a lungo a casa dei genitori e di aver goduto solo della già detta misera paghetta. E a questo proposito si sono rivolti a Giggino, che di queste cose se ne intende. Il leader del movimento, Bambo Cioni, chiede che sia fatta una legge ad hoc per difendere i diritti dei fancazzisti. Pena la sfiducia alle prossime elezioni politiche.

ROBERTO DI MEO

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