Se una mattina all’Antico Caffè incontrassi un artista
All’artista folignate Valter Sensini il premio di pittura La Spoleto Norcia in Arte 2018
Se fosse per lui la notizia potrebbe anche passare sotto silenzio. Se fosse per lui potremmo trascorrere le nostre pause all’Antico Caffè della Piazza parlando di tutto e di niente, fra gazzette non solo rosacee e corrieri non obbligatoriamente serotini, mentre Christophe il gallico ci vizia con nettarea bevanda che – giunga da Aleppo o da Moca – non ha eguali in tutto il mondo e provincia. Fosse per lui preferirebbe parlarmi dei treni merci, perché Valter Sensini è innanzi tutto un uomo buono e sa che a me, fanciullo cinquantenne, piacciono i treni perché sanno di altre vite, e il loro trotto attutito è come un punto di vista disincantato e saggio tra una stazione e l’altra dell’esistenza. Fosse stato per lui, avremmo letto per caso un trafiletto sul mare del web o un articolo su La Nazione, perché Valter Sensini ha gli occhi di un uomo che non ama mostrarsi, che non sta a suo agio fra lo scoppiettio en plein air della visibilità ad ogni costo: lui sta sempre quel po’ da una parte, perché è da una parte che si vede meglio il tutto. Fosse stato per lui: ma stavolta la notizia l’ho scovata io. Anzi, caro Valter amico mio, la sono andata a cercare, perché un po’ me lo sentivo, me l’aspettavo: all’artista folignate Valter Sensini il Premio La Spoleto Norcia in Arte 2018. Un’arte ardita, quella di Valter Sensini: un pittura che si svela ora in linee sinuose, ora in sfondi di una geometria che io definisco medievale, una perfetta definizione dello spazio, in cui emergono suggestioni geografiche di un’Umbria sfumata nel vulcanismo estinto dei dirupi alto laziali, come una passeggiata a Civita di Bagnoregio (in bicicletta, s’intende!). Una pittura ferita: definizione che non toglie, ma che aggiunge, perché da quella ferita emerge la vita dei colori, prorompe una speranza dal metallo delle stazioni esistenziali, come uno strappo, una volata sul rush finale, un taglio inoffensivo sulle ginocchia del corridore, come luce in girandola. Fosse stato per lui, la notizia di questo premio sarebbe già un’asciutta notizia di cronaca. E invece no: forse è giunto il momento di aprire la bottega (una mostra finalmente, che ne dici?), perché l’artista vede la propria arte come una crisalide, ma poi la farfalla esce, si libra, impossibile trattenerla. Troppo salata costa a noi la libertà di chi amiamo. Immagino Valter che sull’uscio della bottega, come a un compagno di volata, sussurra a quella farfalla: Vai sola?
GUGLIELMO TINI