Cazzullate
Ammesso e non concesso che un tale Marco, nel corso di un imprecisato sabato, abbia realmente assistito all’orrore che egli racconta a “Lo dico al Corriere” (della Sera) – al punto che la rubrichetta del giornalone su cui scrive Aldo Cazzullo ci ha imbastito un penalizzante rimbrotto dal severo titolo “Maleducazione a Spello, civismo a Medellin” – inviterei i cittadini della colonia Julia a non aversene a male. Perché può ben succedere che tre ragazzini (che poi chi lo ha detto che siano di Spello e non di Milano?) confidando nelle mansioni del cameriere lascino sul tavolo di un bar “le lattine di alluminio, le bottiglie di vetro e rifiuti vari”. Può anche succedere che “Nessuno dei tre, nonostante in paese esista ormai da tempo la raccolta differenziata, non solo non ha provveduto alla separazione, ma non si è nemmeno interessato a gettare i rifiuti”. Il fattarello, vero o inventato che sia, è privo di notiziabilità ma non del gratuito dileggio nei confronti del vicepremier Di Maio, il quale sostiene – come riporta per malevola analogia Cazzullo – che «cose del genere accadono in tutte le città d’Italia» e aggiungiamo noi, anche nei bar della Binnenstad della civilissima Amsterdam, senza scomodare la chiacchierata città della Colombia. Quel che stona è (“tanto che je fa?”) che di rinterzo la rubrichetta attinge l’incolpevole sindaco Moreno Landrini e con lui i ragazzini di Spello. Ci vorrebbe di più del demagogico richiamo cazzulliano sul giornale per far comprendere ai nostri figli che il decoro cittadino appartiene alla comunità, per cui chi l’offende nuoce a se stesso e agli altri. Quello che abbiamo compreso noi è che la stampa costituisce, forse ancora per poco, uno strumento di informazione basilare per la sua diffusione e come tale deve essere maneggiato con le pinze. Perché il lancio di notizie comparabili a fumogeni, al solo fine di sedurre il lettore o dileggiare uno sgradito rappresentante politico, non nuoccia alle incolpevoli comunità e non infonda nei camerieri dei bar l’errata convinzione che il compito di separare le lattine dagli avanzi dei panini non spetti a loro per contratto.
GIOVANNI PICUTI