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I cordoli provvidenziali

L’Advocatus Diaboli (che nel processo ecclesiastico è depositario dell’alta funzione di opporsi all’Advocatus Dei, con il compito di rendere tortuosa la canonizzazione) stavolta si spoglia della toga canonica mettendo sotto accusa chi, cinque anni or sono, ha estirpato quattro annosi tigli da via Oberdan. L’arredo urbano dovrebbe essere il primo biglietto da visita di chi amministra la città, la dimostrazione della capacità di agire nell’interesse dei cittadini, la dimostrazione pratica e immediatamente percepibile del buon governo. Comportamento doveroso, oltre che dettato dal buon senso, dovrebbe essere quello di ripiantare gli alberi tagliati – tra l’altro assolutamente sani – tanto per infilare il dito nella piaga, dopo aver infilato la sega nel legno. Si dirà, non a torto, che l’accusatore è interessato, perché in via Oberdan ha lo studio, ma cinque anni per ripiantare quattro tigli sono davvero troppi o al contrario sono di troppo i cordoli del marciapiede, pronti per ospitarli, comunque realizzati con evidente sperpero di denaro pubblico. Cordoli provvidenziali che oggi fungono da deposito fecale degli amici a quattro zampe, i soli rimasti in questo strano mondo ad indicarci la strada della ragionevolezza, ad insegnarci come fare di necessità virtù.

GIOVANNI PICUTI

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