LA SCUOLA DEL PRIMO NOVECENTO ALLA MOSTRA DELLO SCARPELLINI. Ricostruita un’intera aula anni Sessanta con i suoi arredi-icona
Con l’inno dell’Istituto, ventitré quartine di ottonari composti e musicati nel ‘71, si è aperta ufficialmente la mostra dal titolo ‘100 anni di storia – Lo Scarpellini di ieri e di oggi’, inauguratasi nel pomeriggio di sabato 12 maggio negli spazi espositivi del foyer dell’ex teatro Piermarini. Al taglio del nastro, oltre all’assessore Maura Franquillo in rappresentanza dell’amministrazione comunale, si sono dati appuntamento, all’ingresso del teatro in corso Cavour, studenti di tutte le età che hanno risposto presente all’appello della scuola. E con qualche foto ingiallita stretta in pugno si sono messi in viaggio da Padova, Roma, Civitanova Marche. Perfino da Andria, nel cuore dell’alta Murgia. Hanno rispolverato il vecchio registro di classe, oggi rimpiazzato dal moderno registro elettronico, e hanno raggiunto la città che li ha visti ragazzi. C’erano, all’inaugurazione della mostra, militari in pensione, imprenditori, bancari, professionisti di successo. Ma anche commercianti, impiegati e segretarie d’azienda. Hanno voluto esserci tutti a ricordare gli anni della scuola, quando la campanella suonava alle otto e mezza, a ricreazione si scambiavano le figurine e per merenda, prima dell’avvento del cellophane e delle brioches confezionate, c’erano due robuste fette di pane fatto in casa. A visitare l’esposizione, documentale e fotografica insieme, si viene subito accolti da un’atmosfera di inizio Novecento. C’è il banco di legno ruvido, con la ribaltina apribile per sistemare i libri, il piano inclinato per scrivere e in alto a destra il foro per il calamaio in vetro. Ci sono pennini d’ogni foggia, accanto a boccette d’inchiostro e all’immancabile carta assorbente per asciugare le macchie sui quaderni. Spostando lo sguardo più in là l’ambientazione cambia. Siamo negli anni Sessanta e sulla parete, dietro la lavagna in ardesia con i suoi gessetti e il cancellino a rotella, campeggiano la foto del Presidente della Repubblica e un crocifisso in legno, arredi obbligatori per tutte le scuole dell’epoca. Sui banchi allineati di fronte alla lavagna, raccolti da una cinghia elastica colorata, quaderni e libri di stenografia, materia ormai in pensione dagli inizi degli anni Ottanta, e perfino un pacchetto di Brooklyn, la gomma del ponte dal gusto lungo, riuscita intuizione della Perfetti e emblema di una nuova cultura giovanile assetata di indipendenza e desiderio di trasgressione. Sulla cattedra, alle cui spalle è affissa una cartina dell’Italia, con le regioni colorate e i confini appena fissati, frutto di accordi e conquiste recenti, fanno bella mostra di sé l’ormai sorpassato registro di classe, accanto al giornale del professore e a un’introvabile registro delle punizioni inflitte agli alunni. Proseguendo il percorso espositivo, si varca idealmente la soglia del laboratorio di dattilografia, materia introdotta già nel ‘23 con la Riforma Gentile. Continuando a curiosare, si possono ammirare le vecchie macchine da scrivere manuali seguite da quelle elettriche (che permettono un progressivo aumento della velocità di battitura) fino ai primi computer, fissi e portatili, che agli esordi erano vere e proprie valigette, spesso tanto ingombranti quanto inefficienti, ma che segnarono comunque l’inizio dell’informatica di massa. E poi macchine contabili, videoproiettori, una moderna aula 3.0, col suo tavolo modulare blu cobalto e i computer all in one. Ma c’è anche il banco del calligrafo, per chi volesse cimentarsi nella nobile arte della bella scrittura o portarsi a casa, souvenir della mostra, un cartoncino pergamenato con impresso, in corsivo inglese o tedesco, il proprio nome, un augurio o una dedica, realizzati al momento dal calligrafo Giampiero Bianchini. Spazio ai ricordi, infine, con il video ‘Cento anni in un clic’, proiettato nella saletta attigua. Oltre cento foto che scorrono sullo schermo, istantanee di un tempo andato ma che, volendo, può essere ancora recuperato. Si chiama ‘Io c’ero’ ed è l’iniziativa promossa dagli organizzatori della mostra grazie alla quale i visitatori, ex studenti o ex insegnanti ma anche tutti coloro che a vario titolo hanno frequentato l’istituto, possono riconoscersi nelle immagini e richiederne una copia. Non resta, dunque, che entrare. C’è tempo fino al pomeriggio di venerdì 18 maggio. Poi, per i ricordi, occorrerà fare da soli, aprendo, ciascuno per proprio conto, i cassetti della memoria.
ALESSANDRA CRISTOFANI