Eleonora Pieroni a New York: “Ho portato qui i colori della mia terra”
“Da bambina ero molto vivace, mi divertivano tutti i giochi che mi vedevano protagonista e in prima fila. Con le mie cuginette inventavamo spettacoli di Natale e imitavamo le cantanti Paola e Chiara registrando le nostre voci sulle cassette a nastro. Praticamente mi piacevano i riflettori, il palcoscenico, lo spettacolo. Ti racconto un breve momento della mia vita: era il giorno della Quintanella a Scafali, il mio paese frazione di Foligno, avevo circa 10 anni, indossavo un abito rosso bordò ed ero la dama del mio rione Il Castelluccio per il quale correva mio cugino. Mentre ero in posa in maniera del tutto naturale come se lo avessi sempre fatto, immaginai me stessa da grande su un red carpet immortalata dai flash dei fotografi. Da bambina sognavo di diventare una modella e un’attrice per poter indossare gli abiti più belli degli stilisti più famosi. Il mio gioco preferito era la Barbie, perché da grande volevo diventare una Barbie. Uscivo da scuola e compravo in edicola tutti i cataloghi di moda e non mi perdevo una puntata dei programmi TV sulla moda. E così a 6 anni la prima sfilata di moda, a 15 il primo concorso di bellezza e poi tutte le passerelle e gli shooting in giro per il mondo. Se ci penso bene, da piccola sognavo esattamente quello che sono diventata oggi”.
In queste parole è racchiusa la sua personalità, il suo carattere, la forza, la determinazione e la lucidità con cui da sempre traccia il solco della propria vita. Lei si chiama Eleonora Pieroni e in poche righe ha saputo racchiudere il senso profondo del suo viaggio da bambina a donna aprendo magnificamente l’intervista che ho avuto il piacere di farle e nella quale rivela se stessa, i sogni e le passioni, andando oltre il curriculum professionale e di studi che si può trovare sul web. Foligno è la sua città natale e insieme all’Umbria è l’immagine dei suoi ricordi. New York è la sua casa e “più passa il tempo più se ne innamora”. All’inizio della sua carriera viveva con “la valigia in mano”, ma ormai abita a pochi passi dal Central Park e dal Moma Museum e torna in Italia solo 2/3 volte l’anno. Segni particolari: bellissima. Alta, snella, capelli lunghi, fluenti, sguardo sincero. Adora i profumi e, come per le scarpe, sarebbe disposta a “spendere cifre pazzesche”. Ascolta con piacere la musica e si sente particolarmente ispirata da Loredana Bertè: “nostalgica, passionale e grintosa, un po’ come me”, dice.
Descrivici il tuo risveglio la mattina.
La mattina tutto inizia abbastanza con calma perché poi so che là fuori sarà tutto in gran velocità. Sveglia alle 6.30, spremuta di acqua e limone come detox, lettura veloce di email e telefonate, palestra o corsa al Central Park, leggera colazione e poi il lavoro. Tutte le mattine eseguo almeno 10 min di esercizi a terra perché come dice Ennio Morricone che si allena da anni è importante avere “mens sana in corpore sano”.
La tua giornata tipo.
Dopo la colazione mi dirigo al palazzo ‘The Domenico Vacca’ sulla Fifth Avenue creato da me e il mio compagno e lì mi divido tra l’ufficio e la galleria d’arte di cui sono la curatrice. Sono flessibile e mi autogestisco la giornata: se ho impegni per l’arte sono al palazzo, altrimenti sono fuori per le audizioni, a settembre e febbraio sono impegnata per la settimana della moda, a ottobre e marzo solitamente sono impegnata con i workshop di teatro. La mia giornata di lavoro generalmente finisce alle 18, cena alle 19.30 e poi lettura o film. Ma la vita a New York è anche alternata da moltissimi eventi di moda, cinema, arte, teatro e concerti, quindi dopo le 17 mi precipito a casa per prepararmi poiché a NY gli eventi sono molto puntuali e finiscono presto.
Qual è il tuo rapporto con il cibo?
Mi piace cucinare e amo mangiare prevalentemente cose leggere. Sarò sicuramente fuori tendenza ma non sono vegetariana né vegana. Mangio poco ma un po’ di tutto: carne, pesce, verdure e frutta a volontà. Da 10 anni sono donatrice di sangue quindi ho bisogno di proteine e ferro sia per me sia per gli altri. Amo le lenticchie e come diceva la mia bisnonna vissuta 106 anni “sono l’elisir di lunga vita”.
Parlaci del tuo look.
Sono molto eclettica, il mio look dipende dagli impegni che ho, dall’umore e dalle occasioni. Prediligo un abbigliamento sobrio ma con un tocco di originalità. Il mio look preferito è: camicia e jeans o pantaloni stretti a vita alta, giacca di pelle e stivaletti. Il mio soprannome sin dall’università è “la ragazza con la camicia”, perché indosso con piacere le camicie e quella di seta è la mia preferita.
Perché te ne sei andata dall’Umbria e come mai sei arrivata proprio in America?
Ho iniziato a sfilare da giovanissima ma poi con l’iscrizione all’università ho rallentato la carriera. È seguita poi la laurea in Scienze della Formazione e il lavoro come insegnante, ma c’era in me un’insoddisfazione. Durante il primo anno di lavoro nella scuola primaria ricevetti una proposta di lavoro come modella a Miami per un paio di mesi e così colsi l’occasione per andare in America che da sempre è il mio sogno. A quel tempo non avevo nulla da perdere e sentivo che sarebbe stata un’occasione dove potermi mettere in gioco e salire sul treno che si era fermato. Mi sono detta “adesso o mai più”, quindi Miami, New York e poi il resto del mondo, fin quando ho capito che New York sarebbe stato il luogo della mia crescita professionale, dove c’è tutto ciò che desidero: moda, cinema e teatro.
Descrivici la tua professione.
La carriera che più mi rappresenta è quella di modella. Poi è venuta l’attrice con gli spot commerciali, i video musicali, cortometraggi, serie TV e film. I progetti come cantante sono arrivati un po’ per gioco ma non è la mia professione. Inoltre, sia in Italia sia a New York ho svolto serate come conduttrice. Di recente ho avuto l’onore di premiare Sergio Castellitto e Vittorio Storaro ma anche di tenere un evento dedicato a Padre Pio a New York.
Come immagini il tuo futuro?
Sogno di continuare e migliorarmi nella strada che ho intrapreso. Ma avendo anche una visione molto orientata al business sto “cucinando in pentola” alcuni progetti che mi vedranno imprenditrice. Ai vertici di tutto però sogno di avere una famiglia e di essere una buona madre.
Descrivici il tuo incontro con la delegazione della Quintana a New York in occasione del Columbus Day.
Vedere sfilare la delegazione della Quintana sulla Fifth Avenue è stato meraviglioso. Personalmente, sfilare da madrina per la Quintana a New York è stato più emozionante di qualunque red carpet e flash fotografico abbia visto in vita mia e ti assicuro che ne ho visti davvero tanti. A volte mi sembra che la mia vita sia come una fiaba che inizia con la Quintanella di paese, cavalca passerelle e red carpet internazionali e avanza nel tempo vedendomi sfilare come una principessa alla sua Quintana, ma questa volta a New York. Un sogno.
Cosa significa vivere lontano dalla terra e dalla famiglia di nascita?
All’inizio è stato difficile gestire la lontananza soprattutto con mia madre ma con il tempo mi sono abituata e oggi non potrei fare a meno della mia routine a New York. Vivere lontana significa convivere con la nostalgia ma anche lavorare tanto durante l’anno per poi sentire la felicità di riabbracciare la tua famiglia come un premio che ti sei meritata e apprezzare di più l’Italia come il posto più bello dove tornare.
Cosa porti sempre nel tuo cuore?
Porto con me la grinta di quando ho lasciato Foligno, la determinazione, il sogno, la mia visualizzazione! Nel mio cuore porto tutta la mia famiglia ma anche un collage di immagini piene di colore e amore della mia verde terra. Nel mio cuore c’è anche l’immagine dolce e severa di Padre Pio che mi dice: “prega, spera e non preoccuparti”!
Cosa vorresti dire ai giovani che come te stanno tentando di realizzarsi all’estero?
Ai giovani di oggi dico di essere determinati, avere fame di realizzazione, essere disposti al sacrificio, all’umiltà, a saper imparare dalle persone che hanno più esperienza. Dico di lasciare il loro paese se hanno degli obiettivi veri, con la “visualizzazione” di un progetto di vita, e con delle strategie di attuazione. Non si lascia il proprio paese per il solo gusto di viaggiare perché prima o poi i soldi e il tempo finiscono e quindi si deve avere un piano A ma anche B, C e D se serve. Dico che si può benissimo studiare in Italia, poi fare esperienza all’estero e infine rientrare e apportare le nuove conoscenze in Italia. Non dobbiamo dimenticarci che l’Italia è la nostra terra e quindi va difesa, valorizzata, migliorata! Solo quando si vive fuori dall’Italia si apprezza di più ciò che abbiamo. E questa è una considerazione che faccio anche a me stessa.
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