Il patrimonio artistico nella chiesa di Santa Maria Assunta di Collelungo
Accolgo con favore la sollecitazione, rivolta da don Sergio Andreoli in un recente articolo di questo giornale, a ricordare la chiesa parrocchiale di Collelungo. I numerosi documenti raccolti tracciano la realtà storica del paese e sottolineano la vitalità di una delle numerose frazioni montane del territorio folignate. Collelungo, posto a 696 m s.l.m., è immerso nel verde e nella solitudine del paesaggio circostante, a circa 14 km da Foligno, lungo la strada che da Capodacqua sale al piano di Ricciano. La storia quasi millenaria del paese, le cui origini risalgono al XII secolo, è confermata dalla struttura dell’abitato che assume la forma di un castello nella sua parte più antica. La chiesa, con la sua struttura duecentesca, è un edificio imponente che stupisce per la sua maestosità, rara per questi luoghi. La prima citazione risale al 1295, quando fu compilata la “libra et extimatio” dei beni delle chiese e diocesi di Foligno, successivamente compare nel computo delle decime che le chiese della città pagavano alla S. Sede negli anni 1333 e 1334. Nel 1400, nel suo testamento, Angelo Vanni di Tesina lascia 20 soldi alla chiesa; anche Biagio di Paride di Tesina dona un pezzo di terra nel 1450. Sarà stato forse anche il loro contributo a favorire la realizzazione di affreschi del 1400 e 1500, rinvenuti durante il restauro della chiesa dopo il sisma del 26 settembre 1997. Si tratta di opere sottratte alla vista, in passato, con la costruzione di un’abside al termine della navata: l’abbattimento del manufatto settecentesco ha permesso di scoprire un patrimonio artistico finora sconosciuto. Gli affreschi dell’altare maggiore, databili alla seconda metà del Cinquecento, pur incompleti attraggono per la ricchezza delle tonalità e dei soggetti nelle grottesche, per il numero dei personaggi, per l’estensione delle scene e per il disegno della chiesa stessa e di un castello posti sulle alture. Il grande affresco mostra San Giovanni, San Pietro, San Matteo, altri santi e degli Angeli, manca però la parte centrale. È plausibile pensare che si tratti dell’immagine della Madonna Assunta in cielo alla quale il tempio è dedicato: questa interpretazione è sostenuta da quanto registrato negli atti della visita pastorale del 1646, dove si afferma che sul muro dell’altare maggiore erano dipinte immagini dell’Assunta e Angeli da una parte e dall’altra dei Santi. Sulla parete a destra dell’altare, anche questa riscoperta, sono visibili tre affreschi inediti del XV secolo: vi sono dipinti un santo vescovo identificabile, da tre sacchetti che stringe in mano, come San Nicola, al centro la Madonna di Loreto e a fianco Sant’Antonio abate. Queste opere sono attribuibili al pittore folignate Pierantonio Mezzastris, attivo nella seconda metà del Quattrocento, e sono confrontabili con la sua produzione giovanile degli anni cinquanta-sessanta del secolo. Il restauro di questi affreschi non è stato completato, l’intonaco è stato soltanto consolidato e ripulito. Considerando la notorietà dell’autore, uno dei massimi esponenti della scuola umbra, è incredibile che non si sia intervenuti compiutamente per valorizzare questo prezioso dipinto. Sulla parete sinistra in una nicchia è stata rinvenuta e restaurata una Madonna in trono con Bambino e in alto Dio benedicente che poggia una mano sopra all’universo. L’affresco del XVI secolo mostra lo sguardo amorevole della Vergine, che nei tratti del volto rispecchia il canone di bellezza del tempo. La citata visita pastorale del 1646 illustra il dipinto sul muro dietro l’altare di San Sebastiano, con immagini della Madonna con Bambino, San Sebastiano e Sant’Antonio; il vescovo Antonio Montecatini ordinò di “incrostare” tutto l’altare. Pur mancante delle figure dei due santi il soggetto sembra essere lo stesso dell’affresco rinvenuto: lo strato di scialbo con cui all’epoca fu ricoperto lo ha salvaguardato fino ad oggi. Sullo stesso lato sinistro è stato riportato alla luce un affresco apprezzabile per il soggetto floreale e per l’intensità del colore blu oltremare sullo sfondo. Altro gioiello inedito è un’acquasantiera, collocata sempre a sinistra e vicino alla porta che anticamente si apriva sul lato meridionale: all’esterno sono visibili Angeli su una lastra di ceramica e all’interno del muro è collocato un recipiente sempre di ceramica con disegni tipici dell’arte umbra. In paese i più anziani raccontano che quell’ingresso, ora chiuso, era riservato alle donne che non potevano attraversare il paese per entrare in chiesa; un’altra acquasantiera è collocata vicino alla porta, è in pietra e molto antica. Fede, arte e cultura si fondono con la bellezza paesaggistica, tutto infonde tranquillità e pace, ma… la chiesa non è stata ancora riaperta al culto, i lavori sono stati interrotti e, dopo colloqui informali con i tecnici che gestiscono le pratiche, sembra molto difficile giungere ad un esito positivo. E sono già trascorsi 20 anni!
CHIARA MENGHINI