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IL PIL CRESCE OVUNQUE. TRANNE IN UMBRIA E MOLISE

Secondo lo studio della Banca d’Italia “L’economia delle Regioni Italiane Dinamiche recenti ed aspetti strutturali” del mese di Novembre 2017, nel 2016 il PIL in termini reali è cresciuto dello 0,9 per cento sia al Centro-Nord sia nel Mezzogiorno, area che ha confermato il ritorno in territorio positivo avviatosi nel 2015, dopo sette anni consecutivi di calo.
Le regioni centro settentrionali hanno avuto una crescita più forte nel Nord Est (1,2%) rispetto al Nord Ovest e al Centro (rispettivamente 0,8% e 0,7%). I dati relativi ai primi due trimestri dell’anno in corso segnalano un consolidamento della crescita in tutte le macroaree; più marcata nelle regioni centro-settentrionali.
Questa situazione permette all’Italia di mantenere un tasso di crescita importante. Tali incrementi sono dovuti all’aumento dell’industria e dei servizi, che confermano un “andamento omogeneo, con i servizi che mantengono un tasso di crescita significativo” e a un calo dell’agricoltura.
In questo contesto la nostra regione evidenzia purtroppo un andamento inverso, con un PIL decisamente in decremento. A fronte di una crescita, comunque sempre sotto la media nazionale del periodo 2000-2007, si è registrato tra il 2007-2015, una riduzione del 15,7%. Peggio di noi ha fatto solo il Molise.
L’Umbria deve ancora lavorare molto per poter uscire da questa crisi che sembra infinita. Occorre dare una risposta a un dato tanto allarmante quanto preoccupante. Il nostro territorio con una forte vocazione al turismo, anche e soprattutto di stampo religioso, è al contempo ricco di un patrimonio artistico (musei, monumenti ed edifici storici), di tradizioni popolari, di usi e costumi e di enogastronomia tipica. Una regione caratterizzata da luoghi di interesse economico con floride aziende, che rappresentano il tessuto socio-economico da anni, non riesce più a produrre prodotto interno lordo.
Come si vive nella nostra verde Umbria? Chi sta investendo per il benessere di tutti? Chi si sta impegnando per incrementare la ricchezza della regione? La risposta emersa dagli indicatori possono darcela tutti gli agenti sociali, politici e istituzionali che dovrebbero avere come unica occupazione quella di riattivare la nostra produzione. Quali interventi di politica economica regionale si stanno attivando? Le giovani generazioni non trovando opportunità oggi si allontanano in luoghi più favorevoli. Nel 2016 è diminuito il tasso di disoccupazione. Sarebbe interessante approfondire le ragioni di tale indice: si lavora di più o la forza lavoro si sta spostando altrove? Bisognerebbe incentivare ed aiutare i giovani a mettere a disposizione le loro competenze nelle proprie città per contribuire alla rinascita dell’economia. Si pensi alle potenziali start-up o alle attività professionali e innovative che caratterizzano le giovani generazioni, che potrebbero farci uscire dal baratro della crisi se avessero il coraggio e l’opportunità di non andarsene e rischiare per il benessere collettivo, magari con il sostegno delle Istituzioni.

PAOLA POMPEI

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