Anna Frank, gli stadi e l’antisemitismo. L’amicizia di Foligno con Israele
I tempi cambiano, le mode passano, le culture si fondono, ma l’unica cosa che nei secoli sembra non cambiare è il sentimento antisemita di alcuni soggetti. Quello che è successo allo Stadio Olimpico di Roma, ossia l’affissione nella curva sud, per opera dei tifosi della Lazio, di figurine ritraenti Anna Frank con la maglia della Roma e di altri adesivi con la scritta “romanista ebreo”, ci riportano ancora una volta al triste tema dell’odio nei confronti degli ebrei. In questi giorni, fiumi di parole sono state dette e scritte per condannare un simile gesto, sono intervenuti i più alti vertici dello Stato Italiano per esprimere lo sdegno per simili nefandezze, ma resta la triste verità che ancora oggi vi sono persone che, non so bene perché, odiano gli ebrei e li associano a qualcosa di negativo. L’uso dell’immagine di Anna Frank in quel contesto fa venire la pelle d’oca ad ogni individuo che abbia una coscienza e un minimo d’intelletto. Una bambina che improvvisamente ha visto svanire la sua vita quotidiana e che per sopravvivere alla furia nazista ha trascorso due anni nascosta in un piccolo alloggio senza mai uscire. Una bimba che il 2 settembre del 1944 fu condotta nel campo di concentramento di Auschwitz dove fu separata dal padre e dove perse la madre che morì poco tempo dopo. Una bimba che da Auschwitz fu inviata al campo di Bergen Belsen dove, insieme alla sorella, furono colpite da tifo e dove morì nel marzo del 1945. Usare Anna Frank nel modo in cui l’hanno usata alcuni tifosi della Lazio sta a dimostrare che alcuni uomini sono privi di umana pietà. Sta a dimostrare che non sono serviti a nulla oltre sei milioni di uomini, donne e bambini deportati, straziati, gasati e poi ridotti in cenere. Sta a significare che c’è ancora molto lavoro da fare per educare, istruire e rendere civili alcuni soggetti e che questo lavoro non può essere demandato solo alla scuola o alle istituzioni in generale, ma deve venire dalle famiglie. Di chi sono figli quelli che, allo Stadio Olimpico, con la scusa del calcio, hanno profanato Anna Frank e i milioni di ebrei morti nei campi di concentramento? E soprattutto, saranno forse anche genitori o lo diverranno un domani? Certo che la prospettiva non è allettante. Ognuno di noi, ogni giorno, uomini e donne di buona volontà, deve battersi perché l’antisemitismo sia cancellato, deve stigmatizzare ogni battuta che viene fatta sugli ebrei, deve sentire dentro di sé che la tragedia della shoah non può essere dimenticata perché come diceva Primo Levi “tutti coloro che dimenticano il loro passato sono destinati a riviverlo”. È proprio in quest’ottica di rispetto, di amicizia e di solidarietà per il popolo ebreo e per quello di Israele, che nella mia veste di vice presidente dell’associazione Italia Israele di Foligno, insieme a tanti altri, dedico parte del mio tempo per creare situazioni, condizioni ed eventi che portino l’Italia a interfacciarsi in diversi campi con Israele e con gli ebrei. Proprio un mese fa, siamo riusciti a organizzare un villaggio della cucina ebraica per il festival dei Primi d’Italia e abbiamo avuto ospite nella città di Foligno, per la prima volta nella storia, sua Eccellenza l’Ambasciatore di Israele in Italia, Ofer Sachs. Inoltre, stiamo sviluppando un progetto, con l’associazione In Umbria Kosher, finalizzato alla diffusione dei cibi Kosher in tutta la nostra regione, al fine di attrarre e far conoscere le bellezze storico culturali umbre agli ebrei di tutto il mondo. Ebbene, solo con un lavoro quotidiano e con tanto rispetto per chi, come gli ebrei, ha subito persecuzioni inaudite, la nostra società potrà dirsi civile e avere un futuro.
MASSIMILIANO ROMAGNOLI
Vice presidente Ass. Italia Israele di Foligno.
Presidente In Umbria Kosher.