Tale e Quale Show, vince la seconda puntata il folignate Federico Angelucci
Dopo avere piacevolmente sorpreso giudici e pubblico interpretando nella prima puntata il tormentone estivo “Despacito” di Luis Fonsi, in cui Federico Angelucci si è cimentato non solo nelle due voci (appunto Luis Fonsi) e il rapper Daddy Yankee che lo affianca nella canzone, ma anche nella complessa coreografia, il 29 settembre Federico ha vinto la seconda puntata di Tale e Quale Show.
Con la strepitosa interpretazione di “Amor Mio” di Mina si è aggiudicato la standing ovation dei giudici e del pubblico, la vittoria di puntata con il più alto punteggio mai raggiunto nelle sette edizione del programma televisivo e il più largo consenso della stampa nazionale e del popolo dei social, che all’unanimità hanno decretato che questa interpretazione rimarrà nella storia della TV italiana.
Quando è nata la tua passione per il canto?
«Ho iniziato a cantare a 16 anni in una band, ma allora ero troppo giovane e inesperto per poter ottenere un qualsiasi risultato. C’era solo passione, voglia di imparare e di mettersi in gioco».
È anche vero che la vittoria ad Amici è arrivata prestissimo; cosa è cambiato in due anni?
«All’inizio tutte le mie richieste di partecipazione venivano scartate; il vero provino è arrivato a 18 anni dopo aver frequentato con costanza e dedizione l’accademia di canto e recitazione patrocinata da Maurizio Costanzo. La preparazione è sempre stata fondamentale per me. Quell’anno arrivò anche una vittoria incredibile».
Cosa ti ha spinto a lasciare le luci della ribalta a soli 20 anni?
«Dopo il successo ad Amici, la mia vita era cambiata. ‘Federico da Foligno’ era entrato in contatto con grandi professionisti e il mio punto di vista era cambiato. Nel 2006-2007 arrivarono due tournée e un CD; un risultato enorme per un ragazzo, che mi spinse a pensare seriamente alla mia futura carriera. Semplicemente, non ero pronto. Mi serviva un’identità musicale, altrimenti sarei sparito nel giro di pochissimo tempo. Ebbi la fortuna di conoscere il produttore di Jovanotti e Pavarotti, Michele Centonze, che mi aiutò a prendere una decisione: basta eventi, basta serate, mi sarei rimesso a studiare per migliorarmi e avrei speso tutto il tempo necessario per trovare e coltivare un progetto serio».
È arrivato dunque il momento di tornare in scena?
«È un esperimento, trovo molto affascinante poter studiare una parte. Finalmente a 33 anni sono un uomo con una propria identità musicale e sento di poter affrontare una carriera con tranquillità. Da giovani è difficile percepire i rischi dell’esposizione mediatica, troppo spesso prevale l’euforia per un successo tragicamente effimero. Tale e Quale Show rappresenta la sfida di cui avevo bisogno».
Com’è stato il rientro?
«Tale e quale show è un programma di punta ed è visto da quasi 5 milioni di persone. Una colonna portante nel palinsesto Rai 1. Esibirsi davanti un pubblico così importante, a casa e in studio, dopo 13 anni di lontananza è stata una grandissima emozione. In RAI c’è un bel clima, sono stato accolto con tanta umanità; siamo una specie di grande famiglia e questo aiuto molto».
Quali sono ora i piani?
«Nulla è deciso, è importante che trovi la mia collocazione, che non necessariamente dovrà essere sul palco. L’importante è seguire la propria strada, al meglio. Per questo mestiere ci vuole passione e carattere e occorre saper gestire situazioni che cambiano repentinamente. Per ora, posso dire di avere in cantiere un progetto in spagnolo per l’America Latina».
Ogni tanto ripensi alla tua Foligno?
«Ovviamente si, tornarci è sempre bello e ultimamente la trovo sorprendentemente viva sul piano culturale. Provo un grande affetto per la mia città natale e spesso torno per ricaricare le batterie e recuperare qualche ora di sana tranquillità. Sono fiero di rappresentare e promuovere Foligno e l’Umbria ogni volta che ne ho occasione. Ho collaborato con l’ente Quintana, presentato la Notte Rosa e supportato l’AIRC nell’evento Aspettando l’Epifania, in collaborazione con Emanuela Aureli, altra umbra “doc”, un paio di anni fa.
Per concludere, hai in programma qualcosa per il Centro del Mondo?
«Voglio ripartire proprio da Aspettando l’Epifania, previsto per il 6 gennaio. Il mio percorso lo stabilirò nel tempo, ma spero prima di tutto di poter far conoscere Foligno e le sue eccellenze, perché è una città che vale».
VITTORIO BITTI