I cattolici tornino al fervore politico
Personalismi, settarismi, millantato credito, tutela di interessi particolari per fini elettorali e non solo: questa la fotografia, in sintesi, della politica attuale i cui esiti sono a dir poco fallimentari; la classe dirigente ha da tempo mostrato la sua inadeguatezza sia etica che intellettuale ed ondeggia tra richieste di sacrifici senza destino evidente e sbalzi d’umore ottimistico per ogni dato statistico, che si sostiene essere minimamente positivo.
Alla pura gestione del potere, alle sfilate, con slogan ed applausometro, di capi e capetti, si contrappongono, da una parte, una sparuta élite-senza popolo che si definisce di sinistra e, dall’altra, gruppi populisti, protestatari ed anti establishment, che si alimentano sul crescente allontanamento / disgusto dei cittadini dalle istituzioni.
È tempo di ritornare a parlare di politica come servizio, senza rendite di posizione, a tutela di valori non negoziabili.
Paolo VI affermava che “la politica è la forma più alta della carità”; oggi è più che mai impellente che i cattolici intraprendano una nuova stagione di “fervore politico” senza inutili nostalgie per un passato che non può ritornare, per combattere realmente la corruzione dilagante e superando la tentazione del disinteresse, del distacco dall’impegno sociale e civile, lasciato in balia di politici di professione che cercano maldestramente di intercettare l’elettorato cattolico.
Un appello “ai folignati di buona volontà” ad interessarsi fattivamente del futuro della nostra città: c’è bisogno dell’attivo, responsabile e generoso coinvolgimento di tutti, sia pure con diversità e complementarità di forme, livelli e compiti. La situazione in cui versa Foligno è “colpa” non solo di chi amministra ma anche di coloro che hanno abdicato “alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune”.
La nostra storia ci racconta una partecipazione attiva e fattiva dei cattolici alla vita politico-amministrativa fin dal 1948 con la costituzione dei comitati civici, con l’esperienza del San Carlo, dove una intera generazione di giovani è cresciuta “applicando il Vangelo alla politica, vissuta come forma altissima di servizio alla comunità”. Nel 1964 il governo locale di “centro sinistra” era formato da esponenti della DC, del PSI, del PSDI e del PRI; Sindaco Sante Brinati, Vice Sindaco Stefano Ponti: la compagine democristiana era tutta sancarlista.
Franco Antonelli, Lucio Benigni, Antero Cantarelli, Giacinto Cecconelli, Pierino Finauri, Roberto Giacomucci, Valfrido Paoli, Stefano Ponti, Luciano Radi, Hans Schoen e tanti, tanti altri, senza dimenticare il Cardinale Giuseppe Betori (che “ha speso gran parte del suo mandato sacerdotale come assistente dell’Istituto San Carlo di Foligno aiutando i giovani della diocesi a diventare adulti nella fede e cittadini responsabili”) hanno scritto pagine importanti per lo sviluppo del territorio, non solo locale. Foligno, soprattutto nell’ultimo decennio, sembra essere condannata all’immobilismo, con programmi elettorali proclamati e mai realizzati; ha perso il ruolo e la centralità che aveva in ambito regionale, il bene comune è prevaricato dai “piccoli” interessi contingenti dei vari gruppi, la maggioranza pone le istituzioni “al servizio” dei propri equilibri interni, sempre più precari, il clientelismo è stato definitivamente istituzionalizzato. Ebbene nessuno può chiamarsi fuori, il disimpegno è grave al pari della “mala gestio”.
L’impegno politico è ormai diventato un dovere.
STEFANIA FILIPPONI