Enrico Ruggeri racconta il legame con Foligno. E poi svela: “Prego il Signore e credo in Lui in modo fortissimo”
Scambiare qualche battuta e fare domande a Enrico Ruggeri è, a priori, emozionante. Vincitore di due edizioni del Festival di Sanremo, scrittore, sceneggiatore, compositore, poeta e conduttore televisivo e radiofonico, è di una semplicità straordinaria. Lo avvicino chiedendogli la disponibilità a rilasciarmi un’intervista e senza nessun indugio mi dice: “Certo, prendi contatto con la mia assistente. Ma… dopo cena. Se non mangio, chi canta?”. Giro in lungo e largo il Morlacchi e attendo. Mezz’ora prima di salire sul palco arriva e mi dice di seguirlo nei camerini. Ma prima si concede ai fan, foto e abbracci con tutti. Soprattutto con Andrea di Bevagna, suo ammiratore storico da quasi 30 anni. “Meriti la tessera numero uno del fan club – scherza Enrico – e voglio dirti una cosa; grazie. Sono gli amici come te che dopo quaranta anni di carriera mi danno l’energia per andare avanti”. Lo seguo e prima delle domande mi dice “Ringrazia dal giornale la Athanor (Stefano Porri e Cristina Caldani n.d.r.); mi hanno fatto tornare a casa ancora una volta”. Già, a casa.
Ho letto che hai vissuto a Chiusi per tanti anni.
“Sì, tanto che anche a Castiglione del Lago e Cortona conosco tantissime persone. Ho molti amici anche a Perugia, Assisi e Foligno”. Confermo, ci sono molti folignati di mia conoscenza in situazioni confidenziali con l’artista milanese.
Dopo Assisi Festival del 2014 con i tuoi storici compagni di band Luigi Schiavone e Fabrizio Palermo e La Notte di Radio Subasio dello scorso anno proprio qui a Perugia in coppia con Fiorella Mannoia, ritorni nella città del cioccolato con i Decibel, la formazione di inizio carriera. Nuovo percorso artistico o reunion solamente celebrativa del quarantennale?
“Chi lo sa? Vedremo”. Un sorriso che però la dice lunga.
Enrico, conosci Foligno, hai detto poco fa.
“In maniera molto discreta sono venuto per Segni Barocchi. Come per Umbria Jazz, tutto ciò che concerne la musica non può che arricchirmi”.
Ho letto di un tuo profondo legame con la religione. L’editore della Gazzetta di Foligno è la Diocesi della città. Posso azzardare qualche domanda in materia?
“Senza nessun problema, anzi ne sono molto contento”.
“La mia religione” (brano tratto dall’album La Ruota del 2010) richiama spesso passi del Vecchio e Nuovo Testamento. Una strofa recita “non credo sia vero Dio ci punirà”.
“Esatto. Io credo moltissimo in Dio e proprio per l’amore che ha per noi perdonerà i nostri errori”.
A volte perdonare è difficile.
“Ma necessario, aiuta a vivere meglio. Il rancore è una tossina che inquina l’anima”.
Sei un credente praticante?
“Non molto, ma prego il Signore e credo in Lui in modo fortissimo”.
Enrico, hai condotto per due anni “Mistero”, trasmissione che si occupava di fatti inspiegabili non solo legati al paranormale. Il terremoto, non propriamente inspiegabile ma per quello che ne sappiamo sicuramente imprevedibile, ha devastato una splendida zona dell’Umbria e messo in uno stato di perenne tensione un’altra larghissima area della nostra regione. Delle case promesse ne sono arrivate pochissime a fronte di quasi ventimila sfollati. Questo forse è un “mistero” molto più grave rispetto a quelli che hai trattato in tv.
“Come tutti so quello che è successo. Non ho parole. Posso assicurarti che noi personaggi pubblici continueremo a fare da cassa di risonanza affinché l’attenzione delle istituzioni non cali”.
Enrico, sei una persona straordinaria. Hai saputo essere non un vip ma quasi un amico per il poco che ci siamo parlati. Ci salutiamo con un abbraccio e un arrivederci a presto. In Umbria.
GIANLUCA PARADISO