“Sono entrato in carcere quando mio figlio aveva 2 anni, ora ne ha 30”
Conserverò per tutta la vita il ricordo di un’esperienza indicibile, un’esperienza particolare che ha colpito i luoghi più reconditi del mio animo. Circa un mese fa, la scrittrice Alessandra Squarta, mia carissima amica, mi ha detto che era stata invitata dall’Associazione FulgineaMente di Foligno, presieduta dalla prof. Ivana Donati, nell’ambito del progetto Liberi Dentro, ad un incontro/discussione con i detenuti del carcere di Spoleto sul suo libro “Mi racconti di lui?”; libro che narra la storia di Lisena, una donna alla continua ricerca del padre, un partigiano montenegrino che ha conosciuto solo da adulta. Incuriosita dal progetto, in qualità di giornalista, ho fatto richiesta di poter partecipare all’incontro. E così nel pomeriggio di giovedì 27 aprile, insieme ad Alessandra e a Lisena, mi sono recata a Spoleto. Mai vista in vita mia una casa di reclusione. Già all’entrata sono rimasta stupefatta dall’imponenza dell’edificio. Una struttura gigantesca, circondata ovunque dal personale della polizia penitenziaria. Abbiamo attraversato corridoi infiniti per raggiungere le aule della scuola dove i detenuti hanno la possibilità di studiare. L’incontro ha coinvolto separatamente tre diversi circuiti: Alta Sicurezza, Protetti e Collaboratori di giustizia, Media Sicurezza. Il primo incontro è avvenuto con i detenuti dell’Alta Sicurezza, sezione del carcere in cui sono riuniti i condannati per reati associativi (mafia, camorra ecc.). Sono rimasta sorpresa dalla curiosità dimostrata. I detenuti sono rimasti molto colpiti dalla storia di Lisena e hanno sottoposto a lei e all’autrice tantissime domande. Alla fine dell’incontro ho chiesto di poterli intervistare. Alcuni si sono fermati a parlare con me. Il tema del libro che maggiormente li ha interessati è stato quello della lontananza padre-figlia. Un tema doloroso che li tocca da vicino. Un detenuto mi guarda negli occhi e mi dice: “Quando Lisena ci ha raccontato la lontananza da suo padre, ho sentito parlare mio figlio. Sono entrato in carcere quando lui aveva 2 anni, ora ne ha 30”. Vincenzo M. mi dice: “Anche io ho un figlio, quando mi hanno arrestato aveva 2 mesi e ora ha 14 anni. Lo posso vedere solamente una volta all’anno”. E ancora Raffaele: “Ho lasciato un figlio che aveva 4 mesi e ora ha 26 anni. Sono ormai 5 anni che non vedo più nessuno della mia famiglia. Ho deciso di chiudere tutti i rapporti con i miei figli perché mi sentivo un intralcio per il loro futuro, dato che ormai la mia vita è finita”. Un altro detenuto, Vincenzo R., mi legge proprio la frase del libro che più lo ha attratto: «La verità è che quando sei un adolescente, se non hai nessuno con cui parlare, se nessuno ti dice dove sbagli, tu continui a sbagliare, perché non hai nulla che ti frena, non hai qualcuno che ti insegna». “Questa frase -mi dice Vincenzo- è la sintesi del mio passato. A me non me lo ha detto mai nessuno che quello che facevo era sbagliato. È per questo che, consapevole dei miei errori, ho scritto un’autobiografia e ho deciso di raccontare la mia storia ai ragazzi delle scuole per dissuaderli dal compiere gli stessi errori che ho compiuto io. Inoltre -continua Vincenzo- un altro passo del libro che mi ha riportato alla mia infanzia è quello in cui Lisena viene malmenata dal compagno della madre. Quegli schiaffi, quelle botte erano uguali a quelle che io prendevo da mio padre”.
Tutti i detenuti con cui ho parlato hanno dimostrato un grande entusiasmo per il progetto di lettura. Nicola mi dice: “Il progetto lettura è per me una bellissima esperienza. I volontari dell’Associazione FulgineaMente di Foligno ci leggono ogni giovedì il libro che si è scelto di esaminare. La lettura e la scrittura mi permettono di scendere nelle radici della mia esistenza e di ritrovare me stesso. Inoltre il progetto lettura, non solo aiuta noi a conoscere nuove cose, ma permette anche di far conoscere al mondo esterno il carcere. Il messaggio che vogliamo dare a tutte le persone e a tutti i volontari che ci vengono a trovare è che siamo persone umane. Il nostro errore è stato quello di sbagliare, ma forse tutti, nella nostra situazione, si sarebbero comportati come noi”.
Mentre io stavo parlando con i detenuti dell’Alta Sicurezza, Alessandra e Lisena hanno continuato gli incontri con gli altri due circuiti. Alessandra mi ha riferito che un detenuto le si è avvicinato e le ha detto: “Il suo, è il primo libro che leggo in vita mia. Mi sono reso conto che la lettura è un modo per ricominciare a sperare e per questo mi sono promesso di continuare a farlo”. Alessandra alla fine degli incontri ha lasciato alla biblioteca del carcere tre copie del libro “Mi racconti di Lui?” e tre copie del nuovo libro “A un passo dal mondo lontano dal cuore”. Ha autografato tutte le copie con questa dedica: Con l’augurio che, chiunque tu sia, sfogliando queste pagine, almeno ogni tanto, tu possa sentirti libero.
CELESTE BONUCCI