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Settimana politica

FILS: chiude o non chiude?

A leggere la delibera della Giunta del 28 febbraio ne parrebbe decretata la fine. Il liquidatore Stefano Mattioli il 14 febbraio afferma che non si sono verificate le condizioni previste dal piano industriale “Ferranti” e chiede indirizzi urgenti circa la prosecuzione della liquidazione. Il 25 febbraio lo stesso Mattioli comunica che il confronto con i lavoratori, ai quali si chiedeva di cambiare contratto, di rinunciare a ferie e di aumentare l’orario di lavoro, non ha avuto esito positivo e chiede al Comune di conoscere le modalità e la tempistica per la riconsegna dei servizi affidati a FILS, segnalando che questi ultimi, ai sensi della normativa vigente, dovranno essere brevi per poter procedere con celerità alla liquidazione. La Giunta dà mandato agli uffici comunali di predisporre senza indugio gli atti necessari all’affidamento dei servizi attualmente gestiti da FILS. Il Sindaco ne ha dato notizia in Consiglio comunale, convocato su richiesta della minoranza per esaminare, senza votazione, il piano industriale “Ferranti”. Mismetti non ha messo fretta: “non è una questione di giorni – ha detto -, prima di avviare procedure fallimentari possiamo aspettare sia qualche ripensamento da parte dei dipendenti, sia proposte alle quali daremo la massima attenzione”. Il dibattito in Consiglio si è sviluppato sulla questione in oggetto, ma senza che l’autore del Piano, assente giustificato, abbia relazionato sui suoi contenuti. Mismetti ha difeso FILS: “è stata una scelta giusta, che non rinnego, per la quale siamo stati ingiustamente attaccati e infamati, alla quale l’amministrazione comunale ha sempre creduto e l’opposizione non ci ha dato mai una mano”. Se scelta giusta è per il Sindaco, non lo è stata per Meloni, Filipponi, Ferrari, Ugolinelli, Piccolotti, tutti della minoranza. Meloni ha definito la gestione FILS un dopolavoro, riferendosi a presidenti di fiducia comunale operanti non a tempo pieno e ad amministratori mai cacciati, neanche dopo risultati aziendali insoddisfacenti con perdite milionarie. Filipponi ha contestato il fatto che la Giunta non fosse l’organo competente per stabilire il futuro di FILS: “il Piano o l’eventuale chiusura devono essere discussi e approvati in Consiglio comunale e se la Giunta ha fatto da sola si paghi anche il costo del Piano”, quantificato in 25.000 euro. Ferrari ha chiesto le dimissioni del Sindaco: “doveva accorgersi prima che FILS non aveva futuro; oggi pone in difficoltà 36 lavoratori”. All’accusa di Mismetti che l’opposizione non ha mai dato contributi per migliorare l’azienda, Savini ha replicato: “abbiamo proposto, tra l’altro, che si occupasse del condono edilizio, senza avere riscontro alcuno”. Trombettoni, ex consigliere di maggioranza, ha evidenziato come i suoi ammonimenti sul mantenimento di FILS si siano rivelati giusti.

Negata la tessera PD alla Trombettoni

Lorella Trombettoni, oggi gruppo misto, ha chiesto di iscriversi al PD: le è stata, però, negata la tessera. Ella se ne è rammaricata durante l’intervento in Consiglio comunale.

Chi pagherà i debiti del Mattatoio dopo sei aste deserte?

Come la FILS il Mattatoio Valle Umbra SUD è in liquidazione, ma per esso sono state avviate dal 2011 le procedure di concordato preventivo, il che significa anni per arrivare a una definizione patrimoniale e soprattutto finanziaria, cioè di debiti e crediti. Al 31 dicembre 2015 si evidenziano debiti per 4.195.000 euro, ma anche crediti per 211.000, i quali risultano più o meno gli stessi di dicembre 2014 (205.000). A fronte di questi crediti risulta in bilancio un fondo svalutazione di 187.000 euro. I debiti più rilevanti sono verso banche per 2.728.000 euro assistiti da ipoteca sui beni immobili compresi i macchinari, verso fornitori per 816.000, verso soci per finanziamenti con 344.000 euro per apporti infruttiferi effettuati e per tributi per 91.000. Come finirà il concordato preventivo? Il curatore fallimentare ha il suo bel da fare, considerato che il Mattatoio ha un patrimonio netto negativo e che sulle proprietà gravano ipoteche, con sei aste già svolte, l’ultima delle quali con prezzo base di 1.246.000 euro. Certo non bastano i 17.000 euro di liquidità a fronteggiare il mare di debiti, tra i quali ci sono quelli riferiti agli avvocati che curano gli interessi dei creditori e agli amministratori, come il collegio sindacale. Perla a contorno della situazione non certo rosea, il furto di tutti i cavi dell’impianto elettrico e la distruzione della cabina elettrica avvenuti a marzo 2016, con un danno di circa 300.000 euro, che ha influito negativamente sul prezzo della sesta asta.

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