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Eventi sismici 2016-2017 in Umbria Intervista al geologo Michele Arcaleni dell’Osservatorio Sismico “A. Bina” di Perugia

Il terremoto, ad inizio 2017, fa di nuovo sentire la sua potente voce. Ci dobbiamo preoccupare?

La scossa di Magnitudo 4.1 avvenuta nella notte del 2 gennaio 2017 ha avuto come epicentro una zona compresa tra Campello sul Clitunno e Spoleto. Si tratta quindi di un distretto sismico differente rispetto a quello di Norcia ed Amatrice e distante da quest’ultimo circa 30 chilometri.

La zona attivata ad inizio 2017 fa parte di un distretto sismico ben conosciuto, costituito da faglie dirette a direzione appenninica. In base ai dati storici si evince che, negli ultimi 1000 anni, la zona ha dato origine a terremoti con magnitudo massima dell’ordine dei 5.5 gradi Richter, come, ad esempio, nell’anno 1767. In base ai dati ufficiali (fonte INGV) è possibile affermare che altri forti terremoti storici avvenuti nelle vicinanze di quello attuale si sono verificati nel 1246 (Mg 5.33), nel 1277 (Mg 5.56) e nel 1745 (Mg 5.1).

Il terremoto non può essere previsto ma, sulla base dei dati storici è possibile almeno fare una valutazione. Se la struttura sismotettonica attualmente attivata dovesse riflettere il comportamento avuto durante l’ultimo millennio, c’è da aspettarsi magnitudo massime comunque molto inferiori rispetto alla scossa più forte avvenuta a Norcia il 30 ottobre 2016. Tale scossa ha raggiunto una magnitudo di 6.5 gradi Richter, quindi oltre 1000 volte più forte rispetto alla magnitudo di 4.1 della scossa di Campello sul Clitunno del 2 gennaio 2017 (all’aumentare di un grado della scala Richter il terremoto aumenta circa 30 volte).

L’Appennino umbro-marchigiano trema da millenni. Ci sarà un giorno in cui si placherà?

I tempi nei quali si esplicano le forze de formative che generano terremoti sono “geologici”. Si parla quindi di milioni di anni. Il campo di stress attualmente presente nella porzione di catena appenninica attivata è presente da oltre 2 milioni di anni ed è probabile che continuerà ad esistere ancora per molto tempo. Alla luce delle attuali ricerche nel capo dell’edilizia, del comportamento degli edifici in fase sismica e nel campo della prevenzione dal rischio sismico mi sento di poter dire che, sicuramente, arriverà prima un giorno in cui tutti gli edifici saranno “antisismici” e quindi potranno proteggerci in modo totale dal fenomeno sismico.

Ci sono faglie che possono attivarsi nel breve periodo?

L’Umbria è caratterizzata da svariate faglie “attive e capaci”, quindi strutture di discontinuità strutturale attivate di recente e che possono riattivarsi appena le tensioni interne della roccia superano il carico di rottura. Tale zone sono conosciute, censite e studiate (es. studi di microzonazione sismica locale). La Regione Umbria, ad esempio, in questi ultimi anni ha promosso studi di microzonazione sismica locale in tutto il territorio regionale. Purtroppo, anche se conosciamo la localizzazione e la natura di tali faglie, ancora non è possibile determinare i tempi che regolano l’attivazione di tali strutture. Per valutare la probabilità che una zona si attivi ci si basa spesso sui tempi di ritorno di forti terremoti ma spesso tale approccio possiede un forte grado di indeterminazione. Quindi, nel concreto, in Umbria ci sono zone che “mancano all’appello” da svariati anni ma questo non ci dà la certezza che tali zone entro breve possano essere interessate da forti crisi sismiche.ok-intervista-a-michele-arcaleni-11-copia

Mi hanno riferito che sul monte Vettore, dopo le micidiali scosse del 24 agosto e del 30 ottobre, sono praticamente scomparsi alcuni sentieri ben conosciuti dagli escursionisti. Cosa significa?

Conosco un sentiero, sul versante sud-ovest del Monte Vettore (il fianco che immerge verso la Piana di Castelluccio) che si trova proprio in corrispondenza di un piano di faglia diretta. Tale faglia si è mossa durante la crisi sismica di Norcia Amatrice ed ha provocato un ribassamento “rigetto” di circa un metro. Le foto del confronto “prima e dopo il sisma” sono ormai diventate famose sul web. La scarpata di faglia ha quindi alterato la situazione originaria. Quando i terremoti sono molto forti è del tutto normale vedere “indicatori cinematici” in superficie. Tali indicatori a volte possono alterare pesantemente l’aspetto morfologico di una zona, provocando movimenti gravitativi e fenditure sul terreno.

La magnitudo del sisma di Norcia è stata pari a 6.5 della scala Richter. Una botta terribile. La città è ferita, ma tante case hanno ben resistito. Invece altre, pur di recente costruzione, hanno avuto danni notevoli. Perché, seconde lei?

Per effetti dovuti sia ad amplificazioni sismiche del terreno sia a caratteristiche strutturali degli edifici stessi. Attualmente la normativa tecnica sulle costruzioni in zone sismiche (NTC 14/01/2008) spinge a costruire edifici duttili, deformabili, con proprietà dissipative, progettati attraverso una “gerarchia delle resistenze” e quindi con un “controllo” della deformazione e del danno al fine di salvaguardare la vita umana. Purtroppo tale normativa è entrata in vigore nel 2009 (dopo in terremoto dell’Aquila) e quindi interessa solo una piccolissima percentuale degli edifici esistenti. Negli anni precedenti all’entrata della normativa sopra citata spesso si tendeva ad irrigidire troppo le strutture in restauro ed ad appesantire ed irrigidire i tetti, sottovalutando il comportamento dinamico delle murature in fase sismica. Con le attuali indagini geofisiche relative allo studio della risposta sismica locale dei terreni e sulla base delle verifiche agli stati limite, obbligatorie attualmente per le nuove costruzioni e per gli adeguamenti sismici di edifici esistenti, le azioni sismiche possono essere valutate correttamente. Il risultato, nel concreto, è che ora non solo abbiamo le conoscenze, ma siamo “obbligati” a costruire edifici che “salvano comunque la vita” anche in caso di terremoti molto forti.

Sono in molti ad affermare che bisogna ricostruire “dov’era e com’era”. È possibile?

Vedo tale affermazione come “ottusa” e, a volte, “irresponsabile”. Abbiamo esempi di zone edificate sopra paleofrane che si sono riattivate durante il sisma. In questi casi, se si ricostruisce “dov’era” c’è il rischio che, al prossimo forte terremoto, si debba ricostruire di nuovo e contare ancora le vittime. Ho visto con i miei occhi un edificio che, dopo il terremoto del 30 ottobre 2016, è stato letteralmente diviso in due a causa della presenza di una faglia. Se tale edificio non si delocalizza ma viene restaurato sempre nello stesso luogo, per me è un’offesa all’intelligenza umana e alle conoscenze acquisite nel corso di secoli di ricerche nel campo della sismologia.

Soprattutto dopo il terremoto del 1997 l’Umbria ha adottato misure stringenti per la edificazione di nuove abitazioni. C’è altro da fare per stare più sicuri?

La Regione Umbria si è distinta nella ricostruzione seguita alla crisi sismica del 1997-’98 e costituisce un riferimento per tutte le altre regioni d’Italia e un esempio da seguire. Ha intrapreso, in “tempi di pace”, studi per la conoscenza della risposta sismica locale (microzonazioni sismiche di secondo e terzo livello) in tutto il territorio. Ho avuto l’onore di partecipare personalmente a molti di questi studi. Le conoscenze ci sono. Si tratta ora solo di metterle in pratica e di non fare errori. E’ necessario stimare in modo adeguato l’azione sismica attraverso corrette indagini geofisiche del sottosuolo e progettare e restaurare secondo i criteri prescritti dalla normativa.

Lei è un uomo pragmatico e scrupoloso. Nonostante ciò, io le pongo una domanda a cui, lo capisco, è davvero complicato rispondere con la certezza dei numeri. In Umbria, un terremoto come quello del 2016, lo risentiremo fra un anno o fra cento? E sarà “cattivo” con noi?

Sì. Lo risentiremo, prima o poi. Sarà forte come quello del 1328 di Norcia, come quelli del 1703 di Norcia e L’Aquila, come quello del 1917 dell’Alta Valle del Tevere e del 1997 di Colfiorito, come quelli del 2016 di Norcia ed Amatrice ma con una differenza. Quando lo risentiremo saremo preparati. I nostri edifici resisteranno. Devono resistere. Il genere umano impara dai propri errori. Non potremo certo governare una forza naturale così imponente se confrontata con la forza del genere umano ma abbiamo fin da ora gli strumenti per combattere gli effetti provocati dai terremoti e per abbattere il rischio sismico. Siamo obbligati a farlo. Una sola vita umana ha un valore inestimabile. Non so se arriveremo a prevedere un terremoto ma so che riusciremo comunque a proteggerci totalmente da questo fenomeno naturale. La lotta per la sopravvivenza, che fa parte integrante di ogni essere vivente, ci porterà, inevitabilmente, ad evolverci sulla base delle nostre conoscenze e a convivere in modo sereno e “protetto” con il terremoto. Ci aspettano orizzonti sempre più felici.

LUCIO TIBERI

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