Ivan Zaytsev, storia di un campione. A Foligno ha vissuto fino al diploma
È soprannominato da tutti lo Zar sebbene non abbia alcun legame di parentela con il suo insigne predecessore, Ivan IV, il primo ad adottare l’illustre titolo. In comune, potrebbero invece avere l’appellativo di “terribile”, l’uno per l’attitudine ad inveire contro i boiardi di stato, l’altro per il suo saper essere implacabile sotto rete. Le sue saette sono in grado di abbattere qualsiasi resistenza, sia in battuta che in attacco. Stiamo parlando di Ivan Zaytsev, martello ricettore della nazionale italiana e della Sir Conad Perugia, fresco vincitore dell’argento olimpico alle ultime olimpiadi di Rio. In occasione dell’ultima rassegna a cinque cerchi, assieme ai suoi compagni, ha saputo coinvolgere ed emozionare gli italiani incollandoli davanti ai teleschermi nonostante il fuso orario. Cosa c’entra Zaytsev con Foligno e il nostro settimanale? C’entra, c’entra benissimo. Di origini russe, Ivan è italiano a tutti gli effetti: è nato a Spoleto (dove il papà Vjačeslav, pallavolista anche lui, al tempo giocava) e ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza qui a Foligno, dopo un breve periodo vissuto a San Pietroburgo, completando il suo percorso di studi dapprima alla scuola media Piermarini e in seguito all’Itis di via Marconi. Lo incontriamo al palazzetto, al termine di un allenamento, dopo aver atteso che raggomitolasse intorno a una sfera, con un’applicazione e una dedizione a dir poco maniacali, tutti quei bendaggi funzionali che i pallavolisti sono soliti applicare alle loro dita (“è il mio modo per scaricare la tensione oppure per trovare la concentrazione prima di una gara”, ci dirà poi). Coniugando gentilezza con garbo, ci accompagna in una passeggiata tra i ricordi della sua gioventù.
Ivan, a quale età, di ritorno dalla Russia, ti sei trasferito a Foligno?
“Sono tornato in Italia all’età di otto anni, ho fatto gli ultimi anni delle elementari a Spoleto e anche la prima media. Poi ci siamo trasferiti a Foligno, dove ho vissuto fino a quando ho conseguito il diploma. Abitavo in via Damiano Chiesa, là dove c’erano i vigili del fuoco, giusto?”.
Tuo padre, in quel periodo, aveva smesso la carriera di giocatore per intraprendere quella di allenatore.
“Sì, è stato un allenatore, dopo aver smesso con l’attività agonistica”.
Prima a Foligno e poi a Trevi, non è vero?
“Esattamente. Poi ha allenato anche me, al tempo delle giovanili, qui nella ex Rpa Perugia”.
Che ricordi hai di Foligno?
“Ho dei ricordi molto belli, soprattutto degli anni di scuola. Ho vissuto in una cittadina tranquilla, molto carina, a misura d’uomo. Ricordo anche quando sfilai per la Quintana, precisamente per il rione Contrastanga. Facevo il torciere e, già allora, ero più alto del cavaliere!” (risata).
Ti è mai capitato, in tutti questi anni, di ritornare sotto “Il Torrino”, anche solo per una passeggiata?
“Due anni fa, con mia moglie. Ora che sono ritornato in Umbria mi piacerebbe tornare, ma gli impegni agonistici molto compressi, almeno per adesso, non me lo hanno ancora concesso. Ma tornerò di sicuro, in futuro”.
Da dove nasce il tuo soprannome, lo “Zar”?
“Fu coniato dal capo ultrà della pallavolo Roma, allorché giocavo lì. Mi piace molto, perché rispecchia la mia personalità e anche le mie origini russe”.
Prima di passare nelle giovanili della Perugia Volley, si chiamava così al tempo, hai per caso giocato in qualche squadra del nostro circondario?
“A Foligno, prima ho fatto un po’ di minivolley, poi sono passato a giocare con la Edilpac. Dopodiché mi sono trasferito a Perugia, nell’allora Perugia Volley”.
Hai completato gli studi all’istituto tecnico, hai mantenuto viva per caso qualche conoscenza di quel periodo, fino ad oggi? Hai lasciato qualche amico dalle nostre parti?
“Amici intimi no, ma conoscenti sì. Qualche mio ex compagno di classe è passato qui, al palazzetto, al termine delle gare che abbiamo disputato in questo primo scorcio di stagione. È stato bello rivedere delle facce familiari”.
Ti sei sposato tre anni fa con la bellissima Ashling, hai un bimbo di 2 anni (Sasha), vedi un futuro da sportivo anche per lui, così come per te e i tuoi genitori (non solo il papà pallavolista, la mamma Irina è stata campionessa di nuoto nonché medaglia d’argento agli europei del 1966, ndr)?
“Veniamo tutti da una famiglia di sportivi. Mia madre è stata campionessa di nuoto, ha realizzato anche il record mondiale nei 200 rana. Sì, spero che mio figlio segua le nostre orme, ma non sarò certamente io a forzare la mano”.
In battuta e a rete attacchi con una “violenza inaudita “(alle ultime Olimpiadi, contro l’Iran, ha realizzato il record assoluto al servizio, 127 km/h ndr), ti è mai successo in carriera di far male a qualcuno (risata)?
“Ho una mano molto tecnica ed educata. No, fortunatamente no, quanto meno fino ad oggi”.
Ti sei ricongiunto alla nazionale a furor di popolo a seguito dei dissapori con il precedente ct e, dopo due anni trascorsi nel campionato russo, questa estate hai deciso di tornare in Italia e in Umbria, alla Sir Conad. Sei stato prima bronzo olimpico nel 2012, oggi argento. Quali sono i tuoi obiettivi sportivi, quelli immediati, così come quelli futuri?
“Innanzitutto, desidero crescere ancora molto dal punto di vista tecnico, sotto quel profilo non voglio fermarmi assolutamente. Fra gli obiettivi a breve termine, invece, è mio desiderio provare a vincere qualcosa qui a Perugia. Abbiamo tutto per riuscirci, per competere ai massimi livelli. Siamo partiti con grandi aspettative quest’anno. Poi, in estate, penseremo anche alla Nazionale”.
Sei da poco tornato da Milano, dove eri in lizza per i “Gazzetta Awards”, nella sezione “Uomo dell’Anno”, assieme a Paltrinieri e Basile, e in quella “Squadra dell’Anno”. Come è andata?
“Molto bene, abbiamo vinto nella sezione a squadre. Un bellissimo riconoscimento per tutto quanto io, i miei compagni e l’intero staff tecnico abbiamo fatto in occasione delle ultime olimpiadi di Rio de Janeiro. Siamo orgogliosi di aver riavvicinato il grande pubblico a questo sport e alla nazionale”.
Senti, facciamo così: vinci il campionato e ci passi a trovare in Gazzetta?
“Molto volentieri! Non solo passo a trovarvi, ma vi offro anche un aperitivo!” (risata).
ALESSANDRO BUFFI PROIETTI