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Lu cuccugnau, un lunario in dialetto folignate

Un altro anno se ne va e Capodanno è sempre più vicino! Con l’augurio che il 2017 sia per tutti voi un anno pieno di gioia e felicità, la Gazzetta ha pensato di rievocare nella mente di tutti i folignati LU CUCCUGNAU, Lunario che aricrea, che azzecca e che struisce su ‘ttutte le cose de Fulignu e dell’Ummria. Il simpatico lunario, datato 1921 e scritto nel vernacolo folignate, è opera del poeta dialettale Giulio Giuliani. La denominazione CUCCUGNAU rimanda al canto della civetta, uccello utilizzato dai folignati come richiamo nella caccia ed inoltre considerato un portafortuna. Al lato sinistro del lunario troviamo una rappresentazione tipografica del paesaggio folignate: si intravedono la cupola e il campanile della Cattedrale, con in primo piano una civetta. A fianco dell’immagine, il Giuliani pone questi versi:

Notte ‘ncantata! / Tui! tui! tui! fa la cioetta / e fferma stane sopra a la crocetta / de la cuppola vianca e inargentata. / È un gran malignu / quillu che ‘ddice male de Fulignu!”.

I nomi dei mesi dell’anno, disposti nelle colonne laterali, sono tutti in dialetto: Jennaru, Febbraru, Marzu, Aprile, Magghiu, Ghjugniu, Luju, Agustu, Settemmre, Ottovre, Novemmre, Dicemmre. Così come in dialetto sono scritti tutti i nomi dei santi. Non poteva mancare ovviamente per il 24 Jennaru, l’indicazione di San Filizzianu vinidittu. Accanto ai giorni dei mesi, le indicazioni delle tradizioni popolari e delle feste paesane. Ad esempio la festa delle cerase il 26 maggio, lu tiru de lu gallu il 1° settembre a Belfiore, o ancora la corsa de li somari a Spoleto il 23 ottobre. Talune ricorrenze richiedevano poi piatti tradizionali. Il 3 marzo si mangiavano i cacchitilli, cioè i broccoletti, a San Giuseppe le frittelle, il venerdì grasso era detto maccaronaru, perché si mangiavano i maccaroni, il 24 dicembre si mangiavano invece le anguille e gli spaghetti con il tonno. Vi è inoltre l’elenco delle fiere. Ad esempio il 16 gennaio la fiera delle merancole (cioè delle arance), o il 24 gennaio la fiera di San Filizzianu, la più grossa fiera de Fulignu; ancora l’8 novembre a Spello la fiera delle fantelle, cioè delle ragazze da marito. Il lunario è stato studiato ed analizzato in modo approfondito dal Prof. Francesco Ugolini in “Arti e Mestieri tradizionali in Umbria”, e gli esempi sopra citati sono tratti dalla sua analisi. Il lunario, come afferma lo stesso Ugolini, “ci propone un’immagine estremamente pittoresca e di una efficacia quasi emblematica degli aspetti di una civiltà paesana e rurale” ed è uno dei simboli più significativi della nostra cultura popolare. Nella speranza di aver stuzzicato la vostra curiosità vi auguriamo un buon Capu d’annu e Filicità e ‘ssalute da la famija tua!

CELESTE BONUCCI

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